MANCIANO – “Occorre salvare le centinaia di pecore e capre, mucche e asinelli in pericolo nelle campagne della Maremma dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura molte attività e all’abbandono della montagna”.
È quanto afferma Coldiretti Grosseto in merito all’ennesima mattanza in Maremma a danno ancora una volta degli allevatori di Manciano, Simone Masala e Carmelo Masala nei confronti del quale la principale organizzazione agricola esprimere vicinanza e solidarietà.
“I numeri diffusi da Ispra nelle scorse settimane – spiega Milena Sanna, direttore Coldiretti Grosseto – confermano che il lupo ormai, non è più in pericolo. A rischio estinzione ora ci sono gli allevamenti che oggi le leggi nazionali non tutelano affatto. Solo nel comune di Manciano, in un decennio, hanno chiuso 66 allevamenti, uno su tre, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista economico, sociale e di tutela delle tradizioni e del paesaggio. Serve un vero e serio impegno delle Istituzioni per arrivare alla definizione di un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa dal lupo degli agricoltori e degli animali allevati”.
“Il rischio vero oggi è – spiega il direttore Sanna – la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di tantissime famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore”.
La Maremma con 1.270 allevamenti, 147 mila capi tra ovini e caprini, è la provincia più colpita dal fenomeno delle predazioni secondo una recente rapporto. Secondo il rapporto Ispra sono 3.300 esemplari di cui quasi 2.400 lungo nelle regioni della zona peninsulare con una probabilità di presenza molto elevata in Toscana dove ha colonizzato quasi la totalità degli ambienti idonei.
“Il ritardo nell’affrontare il tema – spiega il direttore Sanna – pregiudica la soluzione del problema dopo che i risultati dell’indagine hanno fornito elementi utili ad una revisione delle politiche di conservazione. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude il direttore di Coldiretti Grosseto – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città”.