CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Insieme a babbo, mamma, a Bisio, Bruna e Luciano abbiamo passato delle domeniche fantastiche, quelle in cui Bisio diceva “che belle famiglie italiane”.
Alfa Giulia TI bianca e Fiat 1100 bauletto blu scuro ci hanno fatto scorrazzare in lungo e in largo nelle nostra bella terra Toscana con qualche sconfinamento in Emilia Romagna e in Liguria.
Il sabato sera cominciavano i preparativi con la sistemazione nel bagagliaio dell’immancabile tavolinetto da pic-nic corredato di quelle seggioline di metallo e stoffa con cui di doveva combattere per riuscire ad aprirle in maniera corretta, e ancora di più per riuscire a starci seduti senza cadere.
Proseguiva poi la mattina della domenica, intorno alle cinque, con mamma intorno ai fornelli. C’era da cucinare, perché il rito del pranzo era sacro e andava rispettato a dovere.
Se mamma pensava al primo, Bruna si occupava del secondo o viceversa ma, più spesso, per “non farci deperire”, entrambe cucinavano primo e secondo, così stavano più tranquille.
Il menù tipico comprendeva l’immancabile pasta al forno e gli altrettanti importanti tortellini al sugo per poi passare al pollo arrosto con patate, braciola fritta e per contorno una bella frittatina di dieci uova. D’altro canto si doveva “rimanere leggeri” perché nel pomeriggio poi si doveva rientrare; avremmo poi recuperato a cena.
L’appuntamento per la partenza era alle sei e mezzo, davanti al negozio di frutta verdura di Bisio, dove la bellissima Giulia TI sostava in bella mostra luccicante e pronta ad emettere quel rombo tipico delle Alfa e che nella partenza pareva scodinzolasse.
Un saluto tra i grandi e anche tra me e Luciano, anche se ancora un po’ addormentati, e poi via verso la meta attraverso strade statali, provinciali e comunali, strade strette dove l’Aurelia rappresentava già una superstrada anche se con due sole carreggiate.
I tempi di percorrenza erano biblici se confrontati con quelli odierni e quell’attesa di arrivare era essa stessa parte della gita e ce la godevamo chilometro dopo chilometro.
Si riusciva a vedere il paesaggio delle zone che attraversavamo, commentando ciò che guardavamo con occhi avidi e ingordi di dettagli; poi finalmente la meta che di volta in volta poteva essere Collodi, Pienza, Siena, San Marino o altre belle località.
Appena veniva raggiunto il luogo prescelto cominciavamo a visitare il posto per non perderci nemmeno un attimo. Io e Luciano ci divertivamo come matti e avremmo voluto che la giornata non finisse mai. I grandi conversavano tra loro senza mai perderci di vista.
Poi la ricerca del posto migliore per consumare il “frugale” pasto e l’inizio del “desinare” seduti su quelle traballanti sedie godendo di tutto ciò che ci circondava.
L’apertura del thermos con il caffè per i grandi era il segnale che il tempo era trascorso inesorabile, incomprimibile, tuttavia fantastico.
La via del ritorno, seppure pervasi da un po’ di groppo in gola che veniva ulteriormente reso forte dai colori del finire del giorno, non era mai triste perché avevamo già nel nostro sguardo il sogno per la gita successiva.