GROSSETO – Anche Grosseto partecipa alla mobilitazione nazionale organizzata da tutte le sigle sindacali della scuola (Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil scuola Rua, Gilda, Snals) in risposta al “Decreto Scuola”, recentemente approvato dal Governo: lunedì 30 maggio sciopero di tutti lavoratori della scuola e venerdì 3 giugno alle 18:30, nel Giardino dell’archeologia di Grosseto, si terrà un incontro pubblico tra i sindacati e i parlamentari del territorio per un confronto attivo sui temi del Decreto e sulle ripercussioni nella nostra provincia.
“Sono molteplici gli aspetti critici del decreto – spiegano i sindacati -, a partire dalla sua creazione, che ha escluso completamente una consultazione delle parti sociali”.
“Il decreto prevede il taglio agli organici di 10 mila cattedre che, fatte le giuste proporzioni, in Toscana significherà oltre 600 cattedre in meno e nella nostra provincia circa 40 (pari al 20% in meno dell’organico potenziato). Numeri importanti, che per un sistema già in sofferenza, potrebbero metterne a rischio il corretto funzionamento, tanto da portare alla chiusura di alcune classi”.
“Il Governo ha introdotto per legge percorsi di formazione incentivata con valutazione finale degli insegnanti, scavalcando il contratto e finanziandoli proprio attraverso il taglio delle cattedre e la riduzione dei finanziamenti per la carta docenti e per i fondi dell’autonomia scolastica. Non solo, questo sistema di formazione è divisivo e discriminatorio, perché prevede trattamenti diversi tra i docenti, con un’arbitrarietà assolutamente non accettabile”.
“Il Decreto Scuola non cerca di risolvere nemmeno il problema del precariato, anzi, con la programmazione di un sistema di reclutamento contorto, si condanna alla precarietà migliaia di docenti; proprio coloro che spesso permettono alle scuole di garantire il corretto funzionamento. Infine il contratto: le cifre stanziate sono assolutamente insufficienti per dare una risposta dignitosa all’impegno del personale della scuola”.
“Ci risiamo: la legge invade il campo della contrattazione. In questo caso, in materia di reclutamento e formazione: capitoli che dovrebbero essere, appunto, regolati tra le parti – spiega Cristoforo Russo, segretario provinciale Flc Cgil –. Quella disegnata dal decreto è una formazione che, oltre ad essere calata dall’alto e finanziata con una riduzione di personale, taglia fuori il 60% degli insegnanti di ruolo e tutti i precari, escludendoli di conseguenza dal bonus economico a questa collegato. Il Decreto non è assolutamente accettabile nemmeno per quel che riguarda il precariato. Infatti, le nuove modalità di reclutamento, oltre a dare un nuovo impulso al mercato dei crediti degli istituti privati, non lasciano nessuna possibilità di stabilizzazione per i precari. Tutto questo tradotto nel nostro territorio, significa: aumento delle classi pollaio in città, la messa a rischio dei plessi più piccoli nelle aree interne così come la chiusura o l’accorpamento di indirizzi nelle scuole superiori e centinaia di docenti condannati alla precarietà, che però risultano indispensabili per garantire il servizio scolastico. Questi tagli alla scuola non riguardano solo i lavoratori del settore, ma riguardano anche i genitori degli alunni così come tutti i cittadini”.
“Minare la scuola pubblica vuol dire minare il futuro di un Paese, tutti insieme dobbiamo dire no. Ormai è diventato urgente avviare una stagione di forte investimento nel sistema di istruzione, di cui il rinnovo contrattuale deve rappresentare un primo chiaro e coerente segnale”, conclude Russo -.