GROSSETO – “Addio ad un campo di meloni su cinque in provincia di Grosseto. L’aumento dei costi di produzione fa crollare la coltivazione di melone anche in Maremma, la seconda provincia per ettari. Nelle campagne maremmane si coltivano quasi 200 ettari di meloni per una produzione di circa 55 mila quintali – va avanti l’associazione -. Ma per produrre i meloni gli agricoltori dovranno spendere molto di più, anche fino al 50%, tanto da spingere molte aziende a rinunciare a coltivarli dopo che nell’ultimo anno le superfici destinate erano tornare a crescere. E’ il risultato del perfetto combinato disposto dell’effetto dei rincari e degli scarsi compensi riconosciuti gli agricoltori”.
A denunciarlo è Coldiretti Grosseto, che stima una riduzione di almeno il 20% delle superfici coltivate tra in serra e campo aperto.
“Oggi un’impresa ortoflorovivaistica spende mediamente fino al 67% in più per produrre gli stessi prodotti a causa del costante aumento dei costi dei principali fattori produttivi come sementi, piantine, gasolio, cassette, concimi ma senza ottenere di contro nessun adeguamento per i maggiori costi sostenuti da parte della distribuzione organizzata. Più di un’azienda su dieci ha i conti in rosso, sta lavorando in perdita e rischia la serrata – analizza Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana e delegato confederale –. Lo tsunami di rincari ha costretto i produttori di meloni a ridurre le superfici rinunciando a parte di una coltivazione importante per la nostra regione che è riuscita i questi anni a mantenere quote di mercato nonostante la grande concorrenza interna ed estera. Produrre il melone toscano, che è tra i più apprezzati per qualità, quest’anno costerà tra il 30% ed il 40% in più: un aumento esponenziale e senza precedenti che costringe le aziende a margini ridottissimi se non addirittura a lavorare in perdita”.
“Nel 2021 le superfici destinate a melone erano tornate a crescere anche in maniera consistente (+61%). C’è una soglia sotto la quale produrre meloni, e così altri prodotti agricoli, non è sostenibile. E questa soglia è data dal costo di produzione che in queste settimane sono cresciuti in maniera paventosa – spiega ancora il direttore provinciale, Milena Sanna -. Di fronte ad una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un patto etico di filiera per garantire un giusto prezzo ai produttori che non può essere mai al di sotto dei costi di produzione così come prevede la legge contro le pratiche sleali voluta da Coldiretti per tutelare le imprese e la dignità del lavoro”.
“Per combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera tutelando così i redditi degli agricoltori e dei consumatori è stato pubblicato dal Governo il bando sui contratti di filiera. Le domande di accesso alle agevolazioni si possono presentare entro 90 giorni a partire dal 23 maggio 2022. I beneficiari del finanziamento sono le imprese che concorrono direttamente alla produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e agroalimentari e le imprese che forniscono servizi e mezzi di produzione. Si tratta di un altro risultato della mobilitazione ottenuto da Coldiretti”.
“Lo strumenti dei contratti di filiera punta – spiega ancora il presidente Filippi – a rafforzare i rapporti tra agricoltori e trasformatori per il vero Made in Italy con un budget da 1,2 miliardi che premia le imprese che hanno sottoscritto un accordo di filiera. Sono un tassello in più per l’equa distribuzione del valore lungo la filiera e per salvaguardare il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.
“Per assicurare alle imprese agricole reddito e prospettive, Coldiretti promuove dal 2008 il progetto dei mercati di Campagna Amica, la più grande rete di vendita diretta del mondo, che mette in condizioni gli agricoltori di essere artefici del loro destino vendendo direttamente al consumatore senza alcuna intermediazione nel rispetto dei principi della qualità, sostenibilità, tracciabilità, trasparenza e sicurezza. Uno strumento che ha stimolato la nascita di nuove imprese agricole, e che mette al riparo i piccoli produttori agricoli dalla grande distribuzione”.
“La vendita diretta, senza quindi alcuna intermediazione, ci garantisce un adeguato ritorno economico. Ci sta salvando da una situazione molto complicata. Non è tanto per i costi delle piantine, i cui rincari sono stati minimi, ma per tutto il resto. Grazie a Campagna Amica respiriamo”, conclude Filippi.