CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – La musica mi rilassa, mi coinvolge, mi inebria. Mi sono spesso chiesto come una serie di note e di parole possa scatenare dentro di me una tempesta di ricordi tale da farmi rivivere situazioni ed emozioni vissute anni prima.
Talvolta questo risveglio di ricordi è così intenso da farmi sorridere, piangere o semplicemente… ricordare.
Nelle calde estati della metà degli anni 60 ero adolescente e si sa che quello era un periodo molto complesso dal punto di vista emotivo; un po’ per la tempesta ormonale che mi attraversava e un po’ per il cambiamento sociale in atto.
In quelle calde estati noi maschietti avevamo un solo, unico è imprescindibile obiettivo, trovare una ragazza che fosse disponibile a relazionarsi con noi offrendoci quell’amore che non sapevamo neppure cosa in realtà fosse.
Era una combinazione di desiderio sessuale e emotivo, che oscillava verso una delle due componenti in relazione alla disponibilità e complicità dell’altra metà del cielo.
Erano le ragazze, in realtà, che comandavano la quadriglia allentando o stringendo le maglie in maniera sapiente ed intelligente, con quella sensibilità unica e intrasferibile che solo le donne hanno.
Così poteva accadere che un bacio in un fine pomeriggio estivo facesse sognare noi maschietti improbabili “seguiti” che poi non si verificavano ne’ nell’immediato e neppure in futuro.
Ed era in quei momenti di sobbalzi emotivi che le canzoni ci aiutavano ad essere fiduciosi, a sognare.
Prendevamo a prestito quelle parole messe in musica per “aggiustarle” alla nostra emozione e ci innamoravamo e lasciavamo con quelle colonne sonore.
Era l’adolescenza che s’impadroniva del nostro comportamento e che con contrasti e lacerazioni interne ci portava a crescere.
Erano solo canzonette?