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GROSSETO – «Le condizioni in cui versa la sanità pubblica della nostra Regione sono da “codice rosso”. A fronte di un buco generale di bilancio regionale che si aggira intorno ai 300 milioni di euro, viene chiesto al servizio pubblico sanitario, di partecipare al rientro con “risparmi” la cui traduzione è tagli, si parla di circa 52 milioni solo per l’area sud-est».
Così Articolo Uno provinciale in una nota.
«Una richiesta da “ brividi di febbre”, ed è ciò che proveranno ancora una volta i dipendenti e gli utenti che afferiscono ai servizi e ai reparti. Per dare la misura di come le cose siano messe male, ci giungono informazioni che per attuare un piano di rientro intanto si è intervenuto sulla spesa farmaceutica, quindi sulle consegne dei farmaci al paziente limitate ad un mese di terapia, poi addirittura sui Dpi (dispositivi di protezione), dove si ipotizza di ridurre la voce di bilancio dei guanti del 30%. Su questo c’è grande allarme, particolarmente tra i sanitari che prestano servizio nei reparti Covid i quali contestano la decisione poiché l’uso dei guanti in vinile, sostituiti con quelli in nitrile, finora forniti, li sottopone al rischio di non lavorare in sicurezza. I sindacati, la Cgil in particolare, già da tempo sono intervenuti con incontri con l’Azienda e con azioni come la proclamazione dello di agitazione. Grida di allarme fondate ma ancora inascoltate».
«E oltre a quanto sopra riportato – prosegue la nota di Articolo Uno -, non arrivano da parte della Regione risposte chiare sui piani di assunzioni: la pandemia, la carenza di personale, stanno mettendo a dura prova i sanitari, che lavorano con turni massacranti, stressati dai carichi di lavoro, con un accumulo di ferie che va dai 30 ai 60 giorni ed oltre. Un continuo essere richiamati in servizio per coprire malattie, e un turn over mai rispettato. Si parlava di circa 150 assunzioni tra gli infermieri (divisi tra Arezzo, Siena e Grosseto), mentre le assunzioni non arrivano a 60 unità. Non va meglio sempre per carenza di personale, la situazione tra Oss, tecnici sanitari e personale amministrativo».
«Per dare la misura della situazione reale prendiamo alcuni riferimenti: si è aperta la bolla Covid ad Orbetello ma non si è assunto personale, lo si è tolto ad altri servizi o reparti mettendo così in crisi ciò che già traballava. Ci sono grossi problemi nei servizi di laboratorio analisi, dove si aspettavano assunzioni che non sono mai arrivate e quindi stanno andando in tilt a Grosseto Misericordia, come ad Orbetello e non ultimo a Pitigliano, dove si vuole ridurre il servizio al solo turno di mattina e non più h12».
«E ribadiamo che a soffrire di quanto sta accadendo, non è solo il personale ma anche l’utenza che si vede costretta a rivolgersi alla sanità privata. E questo non è accettabile per un Paese che si è sempre vantato dell’offerta del servizio sanitario pubblico.
Concludendo o si mettono in campo azioni risolutive per arginare le tante criticità come: assunzioni, stabilizzazioni, rafforzamento dell’offerta socio sanitaria pubblica e non si vada “ per la strada” che porta ad incentivare il privato esternalizzando i servizi di cura e diagnostica o, saremo tutti noi spettatori di un declino che certamente pagheremo caro».