GROSSETO – “Nel Consiglio comunale del 27 aprile ha tenuto banco la proposta di Grosseto Città Aperta che mirava ad aprire un dibattito pubblico sul tema delle povertà. Un tema fortemente presente nella nostra città, ma che tende ad essere mantenuto sotto traccia, un po’ come si fa con la polvere fatta scivolare sotto il tappeto, forse perché non in linea con quella narrazione di una ‘Grosseto bellissima’ tanto cara al nostro sindaco”. A parlare Carlo De Martis e Marilena Del Santo, consiglieri di Grosseto città aperta nel Consiglio comunale di Grosseto.
“Una proposta – proseguono – incentrata sulla istituzione di un Tavolo di lavoro unitario dedicato al disagio abitativo e sociale – con funzioni sia di monitoraggio, confronto e approfondimento, sia di co-programmazione e co-progettazione, sia operative – aperto alla partecipazione di COeSO-SdS, Edilizia Provinciale Grossetana, Caritas, delle organizzazioni sindacali degli inquilini e delle associazioni di proprietà edilizia, e delle organizzazioni del Terzo Settore impegnate sul tema delle povertà”.
“A fronte del pur egregio lavoro svolto vuoi dal COeSO-SdS, vuoi da numerose realtà del Terzo settore, manca infatti una regia capace di mettere a sistema questo lavoro ed elaborare progetti in grado non solo di tamponare le emergenze – pacchi alimentari, emergenza freddo, dormitorio, solo per dirne alcune, con la nota particolarmente dolente della disattenzione verso il dormitorio per le donne – ma anche di costruire percorsi di sostegno reale e, auspicabilmente, di fuoriuscita dallo stato di bisogno”.
“In altre parole manca un progetto organico e integrato di contrasto e prevenzione delle situazioni di povertà, per superare la logica degli interventi separati, che passi anche da una migliore valorizzazione degli enti del volontariato e della promozione sociale, troppo spesso utilizzati come meri esecutori senza un reale coinvolgimento in termini di co-programmazione e co-progettazione”.
“Ebbene, al di là dell’esito finale – la mozione è stata respinta – salvo poche eccezioni il dibattito è stato sconfortante. Addirittura nel suo intervento l’assessora al Sociale neppure si è degnata di proferire una parola sull’argomento in discussione, limitandosi a snocciolare ragionieristicamente i soldi destinati ai contributi per l’affitto, con ciò manifestando oltretutto di non comprendere come il problema abitativo costituisca solo la punta dell’iceberg del disagio sociale nella sua interezza e vastità”.
“Men che meno l’assessora Minozzi si è preoccupata di motivare il suo dissenso alla proposta. Il che, al di là dello sgarbo istituzionale nei confronti dell’intero Consiglio comunale, ha manifestato scarsissima sensibilità verso un tema così delicato e, non ultimo, mancanza di rispetto nei confronti di tutti quegli attori sociali che da tempo rappresentano proprio la necessità di un Tavolo di questa natura. Di recente la stessa Caritas con un appello pubblico lanciato alle istituzioni”.
“E dire che sono oltre diecimila le persone nella nostra provincia in condizione di povertà assoluta, la gran parte nel comune capoluogo. Numeri, poi, ancora più alti quelli dei ‘nuovi poveri’, persone colpite dalla crisi innescata dalla pandemia e ora dalla crescente inflazione.
D’altronde – il dato è molto indicativo – gli stessi uffici comunali certificano un aumento esponenziale dei destinatari dei contributi all’affitto, balzati dalle 501 famiglie nel 2020 alle 657 nel 2021”.
“Ma in fondo la posizione di questa Amministrazione comunale è stata plasticamente rappresentata dal gruppo consiliare espressione guardacaso proprio del Sindaco, che con il consigliere Vasellini ha bollato le politiche sociali in favore dei più fragili come “assistenzialismo indiscriminato”. Che dire, non hanno pane? Mangino brioche”, concludono da Grosseto città aperta.