GROSSETO – Con l’arrivo della matematica retrocessione a Grosseto si inseguono voci e commenti su quello che è successo e quello che poteva succedere. A dire la propria è anche Simone Ceri, ex vicepresidente del Grifone e adesso socio di minoranza nella nuova società.
Una stagione cominciata male e finita peggio: qual è il suo pensiero a riguardo?
«Purtroppo è così, abbiamo sperato che la nuova proprietà riuscisse a salvare il Grosseto. Ci avevano promesso cinque giocatori di categoria superiore e interventi per centrare la salvezza: qualcuno aveva anche parlato di serie B, ma poi purtroppo alla fine le cose sono andate male e ci troviamo a dover salutare il professionismo».
Secondo lei si poteva fare qualcosa in più per raggiungere la salvezza e, se sì, cosa?
«Intanto il rientro di Gorelli a metà stagione è stato il primo grande acquisto. Poi chiaramente c’era bisogno di intervenire in maniera diversa sul mercato, ma il calciomercato spetta a chi gestisce una società e non a chi, come me, rimane solo tifoso. Loro hanno acquisto un portiere di sicuro valore come Lazzari, che probabilmente serviva nonostante ne avessimo già due. Anche Mauceri, Peretti e Bruzzo sono stati giocatori importanti, sempre dal loro punto di vista, o forse in questi interventi può esserci stato qualche errore: al loro posto si poteva prendere due giocatori di esperienza, anche se non è detto che il risultato sarebbe stato diverso».
Qual è il rimpianto più grande?
«Non aver avuto i soldi per tenere il Grosseto e tenerlo come sarebbe piaciuto a me e a Mario. Per noi il Grosseto rappresenta non una squadra ma la nostra squadra e tenerlo tutta la vita sarebbe stato un sogno che, purtroppo, non si è avverato».
Cosa comporta adesso questa retrocessione per il Grosseto e per il movimento giovanile?
„Non credo che comporti cambiamenti così enormi: stare in Lega pro porta prestigio, ma per lavorare bene con i giovani serve altro. Anzi, la Lega pro è tediante anche per i giocatori e per i dirigenti e tutto questo lo abbiamo pagato in questo anno e mezzo di professionismo che abbiamo affrontato sotto la nostra gestione».
Adesso cosa succederà?
«Non posso saperlo; di certo ho sentito dichiarazioni da parte del dottor Capaldi in cui si giustificava del mercato al ribasso fatto a causa dei debiti trovati. Queste dichiarazioni mi hanno fatto rimanere male anche perché, nonostante Capaldi sia persona stimatissima, e non comprare giocatori per pagare debiti sia molto onorevole, devo dire che andando a verificare le cose non sono andate così…»
E come sono andate?
«La nuova società all’arrivo ha trovato 394 mila euro di crediti e 311 mila euro di debiti»
Cosa si sente di dire ai tifosi e alla città?
«Il messaggio per loro è sempre lo stesso: il mio rammarico è grande soprattutto pensando che anche a Pontedera la società riesca da anni a rimanere in Lega pro con una gestione appropriata, mentre una città come Grosseto non riesce a stare con le proprie forze tra i professionisti. Mi viene da pensare che qualcuno non stia facendo il proprio dovere fino in fondo: non è possibile tirare fuori con il grande lavoro del marketing e della comunicazione solo 450 mila euro, che chiaramente non bastano per fare un campionato di Lega pro, che necessita almeno di 1,9 milioni di euro. Ringrazio ancora tutti gli sponsor e i tifosi che ci hanno sostenuto, in questi anni splendidi, ma purtroppo per rimanere tra i professionisti serve ben altro».