Ascolta “CHICCHE DI MAREMMA – Puntata 10 – La storia dell’uovo di Pasqua” su Spreaker.
GROSSETO – Buona Pasqua a tutti. Quanti di voi iniziano la loro giornata con la tradizionale colazione di Pasqua? In Maremma, infatti, è usanza diffusa partire con i festeggiamenti pasquali con una ricca colazione, dove non possono assolutamente mancare la schiaccia di Pasqua, il capocollo e le uova benedette.
Ed è proprio la storia delle uova di Pasqua che oggi vi vogliamo raccontare. Una storia che ha origini antiche, antichissime.
Già gli antichi greci attribuivano all’uovo un valore simbolico: il cielo e la terra erano considerati due emisferi che andavo a creare un’unica entità dalla forma ovale. Per gli antichi egizi, invece, l’uovo era visto come il fulcro dei quattro elementi dell’universo (acqua, aria, terra e fuoco).
La tradizione del dono di uova è documentata già a partire dagli antichi Persiani, che si scambiavano uova di gallina all’avvento della stagione primaverile, seguiti nel tempo da altri popoli antichi come gli Egizi, che consideravano il cambio di stagione come una sorta di capodanno.
Dunque le uova sono sempre state considerate simbolo di vita e di rinascita. L’usanza cristiana delle uova di Pasqua è iniziata in Mesopotamia. Le uova venivano colorate con colorazione rossa “in ricordo del sangue di Cristo, versato alla sua crocifissione”.
Il Cattolicesimo riprese le tradizioni che vedevano nell’uovo un simbolo di vita, rielaborandole nella nuova prospettiva del Cristo risorto. L’uovo infatti somiglia ad un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale è stato sepolto Gesù. Dentro l’uovo c’è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. Così l’uovo diventa simbolo di risurrezione.
In questa nuova prospettiva, durante il medioevo le uova iniziano ad essere decorate diventando il dono privilegiato della Pasqua. Anche perché era vietato mangiarle durante il periodo della Quaresima, perché associate alla carne. Nei 40 giorni prima di Pasqua le uova raccolte dai pollai venivano messe in casa e conservate per la domenica di Pasqua quando, per festeggiare la fine della penitenza, sarebbe stato possibile mangiarle. La maggior parte venivano bollite e avvolte con delle foglie o dei fiori, in modo da colorarle. E quando passava il prete a benedire le case, il sacerdote consacrava anche tutte quelle uova decorate, belle e piene di speranza.
Sempre nel Medioevo prende piede anche una nuova tradizione: la creazione di uova artificiali, fabbricate o rivestite in materiali preziosi, come argento, platino ed oro. Queste uova di lusso, diciamo così, erano destinate ai nobili.
Le origini dell’uovo di cioccolato, invece, sono da ricondurre al re Sole, Luigi XIV. Fu lui che per primo, a inizio Settecento, fece realizzare un uovo di crema di cacao al suo cioccolataio di corte.
Sarà poi l’orafo Peter Carl Fabergé (Fabersce) ad inaugurare la tradizione dell’uovo di pasqua. Siamo nel 1883, e Peter Carl Fabergé riceve dallo zar il compito di realizzare un dono speciale per sua figlia. Così l’orafo per l’occasione crea il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, realizzato in oro, il quale contiene a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino d’oro.
La fama ottenuta dal primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffondere la tradizione del regalo sorpresa all’interno dell’uovo.
Fonte: Wikipedia.
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