GROSSETO – Creare un’agenzia dello sviluppo partendo da Sviluppo Toscana, oggi società in house, rivedere il ruolo di Sici (Sviluppo imprese centro Italia), e diminuire il peso della Regione nel pacchetto azionario di Fidi Toscana, trasformandone l’assetto societario, con l’affidamento della maggioranza delle quote al privato e cercando nuovi partner industriali. Questo in sintesi il futuro societario di Fidi, come comunicato dall’assessore regionale all’Economia, Leonardo Marras, intervenuto, questo pomeriggio in Aula sulle prospettive e sulla trasformazione dell’assetto della società che da quando è nata, negli anni Settanta, ha visto la Regione come socio di maggioranza relativa.
Marras ha ribadito che nel panorama attuale “è venuto meno il prodotto ‘garanzie locali’ di accesso al credito a vantaggio del Fondo centrale di garanzia” e che “non sono individuabili per Fidi Toscana altre linee di attività che non siano in conflitto con le linee di business delle banche socie”. L’assessore ha ribadito che sarebbero “6 milioni l’anno di commesse quelli che la Regione dovrebbe garantire a una Fidi in house” “rischiando comunque “una sovrapposizione con Sviluppo Toscana” e poi “per riportare nell’alveo regionale la finanziaria”. Secondo le stime dell’advisor Prometeia, aggiunge Marras, “da parte della Regione sarebbe necessaria una spesa una tantum che si attesta tra i 19 e i 22 milioni di euro, per liquidare gli altri soci bancari: Mps e Intesa detengono infatti quote per il 27,46 e 11,02 per cento, Bnl per il 3,92 ed altri istituti hanno partecipazioni minori”. “Si tratta – commenta Marras – di una cifra che attualmente non è in bilancio e che sarebbe difficilmente reperibile, se non sottraendola ad interventi in altri settori”. La gran parte dei 53 lavoratori di Fidi passerebbe a Sviluppo Toscana (sfruttando la legge Madia sulle partecipate), e quindi “questa è la scelta migliore – secondo Marras- per salvaguardare anche il personale che oggi lavora in Fidi Toscana”.
Secondo Marras, nel panorama attuale c’è bisogno di un soggetto ‘interno’ che operi in modo “immediato, dinamico e flessibile” per il sostegno allo sviluppo territoriale che unifichi più attività e possa anche avvalersi di una società di gestione del risparmio, anch’essa in-house, di “uno strumento a sostegno degli investimenti produttivi”, “per favorire nuovi investimenti”, “nuovi insediamenti” e “processi di transizione digitale e ecologica, e per consolidare le filiere produttive sul territorio”, “a supporto di ricerca e sviluppo e internazionalizzazione, per affiancare la finanza innovativa o sostenere la nascita di start up ed accesso al venture capital”.
“Abbiamo pensato – aggiunge l’assessore – a Sviluppo Toscana e Sici insieme”. La legge non consente però di avere partecipazioni in soggetti che hanno le medesime competenze sulle stesse materie, come ribadito dalla Corte dei Conti, quindi “Sviluppo Toscana, già partecipata completamente dalla Regione, è la soluzione già pronta per affrontare da subito le sfide che attendono la Regione a sostegno dell’economia”, ha già una struttura disponibile e basta modificarne statuto e piano industriale”. Sviluppo Toscana, spiega, “può consentire l’affidamento delle procedure di gestione dei piani operativi regionali in tempi brevi e coerenti con la nuova programmazione”, e non comporta costi per la Regione per acquisirne la proprietà, perché già in-house” ed è “quella in condizione di assorbire Sici Sgr come propria società in-house”.
Infine, Marras parla del futuro di Fidi Toscana che “ha mantenuto una buona patrimonializzazione e ha una copertura adeguata dei rischi sul credito e che, se ulteriormente ricalibrata sui costi di struttura, può essere orientata verso altre missioni oltre alla gestione degli stock delle garanzie in essere, anche grazie al mantenimento di una forte presenza della Regione Toscana, pur senza il possesso della quota di controllo del capitale”. Riguardo ai tempi dell’operazione l’assessore afferma che dipendono dall’avvio della procedura pubblica di individuazione dei nuovi investitori. La Regione ha chiesto agli attuali soci privati di comunicare entro la fine del mese di aprile la propria adesione al percorso indicato. A quel punto “la Regione avvierà un’indagine preliminare di mercato per raccogliere le manifestazioni di interesse non vincolanti”. La procedura pubblica si dovrà chiudere entro i sei mesi dall’avvio, secondo quanto prescritto dal Testo unico delle società partecipate. Entro settembre 2022, invece, Fidi Toscana dovrebbe dichiarare i propri esuberi di personale.
“Non si tratta di una privatizzazione di Fidi, perché non si può privatizzare una società mista, pur se con esercizio del controllo pubblico” ha proseguito Leonardo Marras, durante la sua replica, al termine del dibattito sulle prospettive future di Fidi Toscana. “E non faremo alcuno spezzatino, bensì cercheremo di vendere le unità operative che possano risultare appetibili sul mercato e che non sono strategiche per la Regione e per Fidi stessa”.
Marras ha anche detto che l’operazione di ridimensionamento della quota azionaria della Regione in Fidi è maturata prevedendo due paletti: “No alla liquidazione e no alla fusione con Sviluppo Toscana”. Quanto alla scelta di non trasformare Fidi in società in house, l’assessore ha spiegato che la Regione ha già una società in house – Sviluppo Toscana, ormai operativa dal 2008 – “che gestisce l’80% dei fondi destinati allo sviluppo regionale”.
Rispondendo a varie sollecitazioni emerse durante il dibattito, Marras ha ricordato che il destino di Fidi ha cominciato ad essere segnato proprio a partire dal 2008, quando si sono sommati tre elementi: l’inizio della crisi economica, la nascita della finanziaria regionale Sviluppo Toscana e, sulla base di norme nazionali, il divieto di assegnare direttamente a Fidi alcuni compiti specifici. Da lì, attraverso vari passaggi, si è giunti al 2017, quando la Regione e Bankitalia, di fronte alla sempre più limitata operatività sul fronte delle garanzie imposte dai cambiamenti del mercato, hanno chiesto a Fidi di presentare un piano industriale per garantire la continuità economica e finanziaria dell’istituto.
“Il piano – ha spiegato l’assessore – è arrivato alla fine del 2020 e indicava, come unica strategia, la trasformazione in house dell’istituto, prevedendo un fabbisogno di 9 milioni di euro in un triennio. La Regione ha detto no, scegliendo di dotarsi di una valutazione propria, quella messa punto da Prometea, che ha messo in luce che il fabbisogno sarebbe stato in realtà di 12 o 15 milioni. La scelta di dire a quel piano industriale, quindi, si è rivelata giusta”. E nonostante questo periodo di difficoltà di Fidi, la Regione è comunque risultata tra le prime tre in Europa per la capacità di spesa a sostegno delle imprese e dell’economia.
Per il futuro, accanto a Sviluppo Toscana, la Regione prevede un ruolo importante anche per Sici, “un ruolo – ha aggiunto Marras – che potrebbe diventare importante anche a livello nazionale sul fronte della gestione del risparmio”.
Quanto a Fidi, l’impegno è quello di un ridimensionamento degli asset operativi, con la vendita a operatori privati, in accordo con i soci, di asset non strategici. “Pensiamo che la Regione possa arrivare a vendere una parte molto rilevante della sua quota, conservando a Fidi alcuni asset strategici – ha spiegato Marras. – Quindi dovremo arrivare in fretta all’avviso pubblico, sapendo che il percorso potrebbe non avere un esito scontato. Trovare investitori privati, in questo momento, non è operazione semplice. Ma dobbiamo tentare. E nel caso in cui non dovessero esserci offerte – ha concluso – torneremo in Aula per chiedere il sostegno a nuove linee di indirizzo, ma tenendo presenti due interessi su cui non possiamo indietreggiare: garantire la serenità di 53 famiglie e garantire la copertura del credito”.