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PAGANICO – “Io sono stato”, la mostra fotografica di Simone Fagioli sull’Ucraina sarà in esposizione al Bistrot Enoteca Merenderia Prodotti Tipici in via della Madonnina 1 a Paganico (Civitella Paganico) tutti i giorni dalle 7 alle 19.30 dal 30 marzo al 30 aprile (telefono 392-2458062).
“Ad aprile 2016 sono stato in Ucraina – racconta Fagioli -. Non si è trattato di un viaggio turistico.
In quel periodo cadevano i 30 anni dall’incidente della Centrale nucleare di Chernobyl (26 aprile 1986) e il viaggio si proponeva – visitando appunto la centrale, la città di Pripyat, costruita nel 1970 a servizio degli impianti nucleari, la base radar di Duga 3 e Kiev – di indagare, trent’anni dopo, quanto fosse rimasto dell’Unione Sovietica”.
“Da questa esperienza ho pubblicato Polvere – prosegue -, una ricerca geopolitica che partendo appunto da Chernobyl si muove in Ucraina, nel tempo, avanti ed indietro, mostrando anche i venti che hanno portato alla situazione attuale. Nelle presentazioni del libro, fatte in questi anni, ho sempre sottolineato dove si sarebbe andati, purtroppo, a cadere”.
“Io non sono un fotografo, sono un antropologo (https://independent.academia.edu/SimoneFagioli) – va avanti Fagioli -. Ho studiato e collaborato con Paolo Chiozzi, fondatore in Italia dell’Antropologia visuale: la fotografia non è un fine, non c’è estetica, è uno strumento di indagine. Dal 2018, anno della morte di Chiozzi, la famiglia mi ha affidato la sua biblioteca e il suo archivio, in un progetto di valorizzazione e studio. L’idea è quella di creare, in Amiata, dove abito dal 2020, un “Borgo dell’antropologia”, un centro di studi e verifica dei temi di ricerca cari a Chiozzi: fotografia, cinema, confini, infanzia”.
Dodici foto, dunque, stampate per la prima e unica volta, per raccontare una Ucraina che ora non c’è più, in un’accelerazione del mutamento di questi nostri giorni, 35 anni dopo Chernobyl. Vista l’emergenza attuale, le dodici foto sono in vendita, insieme a Polvere, e una parte
del ricavato sarà devoluto alla raccolta fondi organizzata dal cuoco italiano Stefano Antoniolli che abita a Kiev, dove attualmente si trova.
“Abbiamo deciso di restare – spiega il cuoco a Gambero rosso nell’intervista di Lorenzo Ruggeri -. Mia moglie è ucraina, la madre non è autosufficiente e sarebbe comunque stato molto difficile trasportarla. E non ci siamo sentiti di abbandonare queste persone che ci hanno dato così tanto. Dovevamo rimanere per renderci utili”.
Antoniolli ha aperto un conto a suo nome per una raccolta fondi, coordinandosi con altri ristoratori di Kiev. “Riverseremo le offerte a chi ne ha bisogno – prosegue nell’intervista di Ruggeri per Gambero rosso -. Stiamo già operando con ospedali, scuole e anziani, nonché profughi che si trovano in difficoltà. Tra questi anche tanti ragazzi e ragazze del nostro settore”.