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GROSSETO – Il numero unico 118, il soccorso sanitario, domani, domenica 27 marzo, compie trent’anni di vita. “Una conquista importante – commenta Nicola Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto – per un servizio che è, a tutti gli effetti, un vero e proprio baluardo e che garantisce i diritti alle persone che si trovano in un momento di rischio per la propria vita”.
Un percorso che necessita ancora di tanto lavoro, soprattutto per far sì che il servizio venga utilizzato davvero per i bisogni più importanti e, proprio per questo motivo, c’è bisogno che i servizi di assistenza territoriale funzionino bene.
“A Grosseto e in Maremma il servizio del 118 è sempre stato una grande eccellenza – continua Draoli – non solo per il livello di innovazione che ha sempre avuto, non solo in ambito tecnologico, ma in particolar modo per la formazione e la competenza dei professionisti, sempre aggiornati e specializzati e per il livello di integrazione con il volontariato. Un percorso all’avanguardia in particolare per lo sviluppo della professione infermieristica che ha messo gli infermieri in condizione di operare al massimo dei loro livelli in un’ottica di multiprofessionalità vera. Si leggono spesso a livello nazionale polemiche riguardanti battaglie corporativiste tra professioni ma, e non per fortuna, in Maremma abbiamo la dimostrazione che investendo fortemente sulle professioni si possa ridurre al minimo i conflitti”.
Un servizio che funziona, quindi, grazie alle competenze dei singoli professionisti, ognuno con le proprie specializzazioni, ma soprattutto grazie alle competenze nel lavoro del team, che permette di aumentare le capacità di risposta.
“Ci auspichiamo che prima o poi venga riconosciuta, anche in un’ottica aziendale, l’eccellenza che la storia del 118 maremmano ha dimostrato con i fatti e sul campo. Adesso è importante che la Regione Toscana definisca una vera e propria riforma del 118, che è in attesa da troppo tempo, con percorsi e protocolli omogenei, chiari e condivisi, che diano dignità e la possibilità di esercitare il massimo delle competenze a tutti gli attori, infermieri in primis”.