GROSSETO – Era giunta con l’automedica per soccorrere una persona colta da malore, ed è stata aggredita da un uomo che voleva parcheggiare lì dove si trovava proprio il mezzo di soccorso dei sanitari. È successo un paio di giorni fa, a Grosseto.
La donna, una dottoressa del 118, sarebbe stata spinta a terra dall’uomo, adirato per le richieste del medico. Nella caduta la donna ha riportato alcune fratture.
Il grave fatto di cronaca arriva a pochi giorni dalla celebrazione della prima giornata contro la violenza ai danni degli operatori sanitari, del 12 marzo scorso, arriva la notizia di un’ennesima aggressione rivolta a un medico del 118.
“Un fatto, quello riportato anche dalla stampa locale – commenta Nicola Draoli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto – che dimostra come il problema delle aggressioni al personale sanitario sia diffuso e frequente; e la violenza non è solo quella più manifesta, resa evidente da gesti concreti e parole pesanti, ma a volte anche quella insita nella scortesia e nella mancanza di fiducia e rispetto”.
“Elementi che non permettono a chi lavora di farlo serenamente e che penalizzano, quindi, l’intero sistema dei servizi alla collettività”. Un episodio molto grave, che sarà verificato dalla Magistratura, e che è costato alla professionista aggredita anche un infortunio serio.
“L’Ordine dei medici condanna fermamente la violenza occorsa ieri verso il medico del 118, mentre stava svolgendo il suo lavoro di soccorso su un’emergenza- dichiara Paola Pasqualini, presidente dell’Omceo di Grosseto -. Questo a dimostrazione che, purtroppo, non basta una giornata per sensibilizzare le persone e provocare un cambiamento culturale. Per farlo, infatti, occorre un lavoro costante e un impegno da parte di tutti, sanitari e cittadini. È inaccettabile e sconfortate che ogni giorno si debba ricordare di portare rispetto alle persone, a tutti i lavoratori, in particolare a quelli che prestano assistenza a chi ne ha bisogno”.
“Facciamo i nostri auguri per una veloce guarigione alla dottoressa coinvolta in questo grave episodio – concludono Draoli e Pasqualini – e ci auguriamo che questa vicenda inviti a una riflessione concreta su quanto, nella nostra comunità, c’è ancora da cambiare: per promuovere una cultura del rispetto che non sia solo di facciata, ma che si basi su solidi valori condivisi”.