GROSSETO – “La crisi del mondo agricolo in Italia non si risolve solo con l’aumento delle produzioni di grano e mais”. Il direttore di Confagricoltura Grosseto-Livorno e Pisa, Paolo Rossi, punta a “fare chiarezza proponendo le soluzioni che l’associazione ha studiato per ridare vigore ad uno dei settori più penalizzato da questa ulteriore crisi”.
“Oggi – dice il direttore Rossi – si chiede che si incrementino le produzioni interne perché l’Italia ha un basso tasso di autoapprovvigionamento, per quanto riguarda in particolare il mais e il frumento duro e tenero. Peccato che sono anni che andiamo dicendo questo. Qualcuno credeva che con i mercatini di prossimità a chilometro zero si potesse sfamare città intere e ancora una volta abbiamo perso tempo rincorrendo bucoliche idee. Peccato che molte aziende siano state portate alla chiusura, impedendone la crescita, avviluppandole con una buro-crazia opprimente e drenando loro risorse orientandole verso la green Deal della Pac, con la conseguenza di farle irrimediabilmente uscire dai marcati internazionali. Intendiamoci tutto deve essere prodotto nel rispetto dell’ambiente avendo in men-te che noi siamo custodi di un mondo con l’obbligo di restituirlo ai nostri figli possibilmente meglio di come lo abbiamo ereditato”.
“Oggi si vuole chiudere la stalla quando i buoi sono già usciti – prosegue -. Non abbiamo più tempo. Non possiamo più tergiversare. E’ impellente agire e subito, perché sono a rischio 345 milioni di euro di export di vino verso la Russia, perché il 5% del frumento tenero è importato da Russia ed Ucraina (che da sole assommano al 14,3% della produzione mondiale) e, soprattutto da quest’ultima, il 15% del mais, con una evidente minaccia alla mangimistica nazionale”.
Rossi spiega poi che sempre dall’Ucraina “proviene il 40% dell’olio di semi di girasole che importiamo e che a fronte di questo abbiamo una Cina che traina il mercato dei cereali, visto che la sua domanda è in costante crescita (l’import è aumentato di tre volte per il grano tenero e cereali foraggieri e di quasi sette volte per il mais)”.
“Confagricoltura – prosegue il direttore di Confagricoltura di Grosseto, Livorno e Pisa – ha sempre considerato prioritaria la necessità di promuovere l’incremento della produzione e della produttività agricola e delle energie rinnovabili, valorizzando la capacità e il talento delle nostre imprese e non pregiudicando la loro competitività, ma coniugando viceversa la produzione e sostenibilità complessiva, economica, ambientale e sociale. La nostra è sempre stata una proposta che teneva conto delle esigenze del sistema paese. Oggi, averla seguita, avrebbe evitato una minore sofferenza di alcuni gap in questa situazione di crisi”.
“Si è detto a chiare note – spiega Rossi – che il green deal della Pac era un percorso mortificante delle produzioni e della produttività, che ci avrebbe esposto ad una agguerrita concorrenza di Paesi che non devono sottostare ai medesimi vincoli e né rispettare la reciprocità degli standard. Al contempo, riteniamo fondamentale puntare su innovazione tecno-logica e mezzi tecnici evoluti a servizio delle imprese. Se avessimo investito in questo senso, il settore agricolo avrebbe guadagnato un competitività e resilienza. Vogliamo parlare poi dei danni di una politica energetica assolutamente assente o per certi versi miope e ripiegata su un gretto pseudo ambientalismo? Bene. E’ arrivato il momento di promuovere senza limiti e vincoli le produzioni di energia da fonti rinnovabili nelle aziende agricole, favorendo l’autoapprovvigionamento energetico e integrando validamente i redditi dei produttori”.
“Acclarato che senza liquidità e risorse non sia possibile fare nulla – va avanti Rossi – auspico l’adozione della linea promossa da Confagricoltura nel creare un rapporto di mutuo vantaggio tra le imprese e gli istituti di credito ed istituti finanziari per immettere e mantenere liquidità, perché solo insieme si superano i momenti di difficoltà”.
“Crediamo nella imprescindibilità di un Piano di emergenza europeo – commenta – con il quale coprire i maggiori costi delle imprese agricole alle quali vanno concessi i vantaggi previsti per le “energivore” e dare loro più liquidità con incentivi specifici e con moratorie e rinegoziazione dei mutui e degli indebitamenti. Dobbiamo immediatamente ripensare la Pac e conseguentemente anche il PSN, sospendendo subito i tre impegni di “greening” per la campagna 2022, rinviandone l’entrata in vigore con la revisione degli obiettivi e degli strumenti. L’altro filone da seguire è quello dell’aumento dell’autoapprovvigionamento, incentivando la produzione e la produttività in particolare di cereali e semi oleosi e il contrasto ai tentativi di limitazione all’export di altri Paesi, come pure l’istituzione di un sistema di monitoraggio e pianificazione degli stock di materie prime agricole a livello europeo”.
“Infine, per far fronte agli aumenti dei prezzi, si devono favorire i consumi sostenendo con incentivi la spesa alimentare delle famiglie, snellire la burocrazia e creare un piano di rilancio delle energie rinnovabili in agricoltura. Una tale strategia, a largo raggio e strutturale, – chiude Rossi – oltre a dare una visione lungimirante all’agricoltura, immetterebbe linfa nuova e impedirebbe l’uso delle abusate strategie spot, capaci solo di rispondere all’immediato, senza offrire quella organicità che il settore ha il diritto di pretendere. Si abbia l’intelligenza, almeno una volta, di trasformare questa crisi in risorsa e opportunità”.