GROSSETO – Pensiamo alle Hawai’i. La mente suggerisce un ambiente paradisiaco, con spiagge bianchissime ed abitanti gioiosi ed empatici. Poi collochiamo l’arcipelago di cui sono costituite nell’Oceano Pacifico, e solo dopo ci ricordiamo che sono il cinquantesimo stato degli USA, ma in pochi sanno che sono diventate tali solo dal 21 agosto 1959.
C’è un solo studio italiano che tratta della storia politico economica delle Hawai’i, ed è stato scritto dal grossetano Francesco Serino, laureato in Storia Contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma, che ha già pubblicato il romanzo L’estate è già finita (Sonda, 2011) ed i saggi Lo spirito della scrittura (Area 51,2017) e La vera storia della repubblica delle banane. 1954: la CIA in Guatemala (Mursia, 2017).
L’autore, che svolge con passione la professione di libraio, ha affrontato una non facile ricerca storica ed ha strutturato con straordinaria efficacia l’avvincente e complessa vicenda che ha portato un angolo remoto del mondo, “scoperto” dall’inglese James Cook solamente nel 1778, ad essere in 250 anni al centro di interessi economici, strategici e militari.
“La vera storia dell’ultimo stato – Gli Stati Uniti alla conquista delle Hawai’i”, edito da Mursia, ha un’ampia prefazione dello storico Franco Cardini, che accompagna attraverso un’affascinante percorso alla comprensione di come in quell’arcipelago si siano concentrati in pochi decenni avvenimenti che ne hanno cambiato e caratterizzato profondamente il destino.
La controcopertina offre la significativa citazione del Ministro USA a Honolulu, John L. Stevens, del 1893: “La pera hawaiiana è ora completamente matura, e questa per gli Stati Uniti è l’ora d’oro per strapparla.” E prosegue “L’arcipelago hawaiiano è forse il più isolato del pianeta. Nonostante la singolare posizione, nel XIX secolo il Regno delle Hawai‘i ha conosciuto una delle vicende più originali al mondo, passando in pochi decenni dal Neolitico alla società dei consumi. Certamente favorito dalla silenziosa decimazione della popolazione causata dai virus occidentali, da un’incentivata immigrazione dall’Estremo Oriente e, soprattutto, dall’emersione della proprietà privata in favore quasi esclusivo degli stranieri, il progressivo annichilimento della cultura e della società indigena ha evidenziato tutte le contraddizioni del progresso ed è sfociato nel risolutivo rovesciamento della regina Lili‘uokalani del 1893. L’episodio più emblematico (ed ancora dibattutissimo) dell’intera storia hawaiiana segna pertanto il punto di non ritorno di quella che appare come una vera e propria sostituzione antropologica in nome del libero mercato.”
“Il paradiso perduto delle Hawai’i, catapultato nel progresso a suon di vestiti alla moda e battelli a vapore, è il paradigma storico per eccellenza del colonialismo economico-culturale che l’Occidente ha imposto al resto del mondo”, ha affermato Francesco Serino.
In attesa di partire per una vacanza alle Hawai’i, lasciamoci condurre attraverso la cronistoria offerta dal volume alla comprensione di eventi legati alla politica mondiale, per scoprire che quelle remote isole solo legate all’Italia attraverso un filo che va dall’esploratore genovese Giovanni Gaetano, primo occidentale ad avvistarle nel 1542, al sindaco di Honolulu di origine siciliana, che ha governato la capitale dello Stato per 22 anni, passando per cartografi e politici piemontesi e costruttori triestini.