GROSSETO – Due anni fa l’annuncio dell’inizio del lockdown. Era il 9 marzo 2020 e l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una conferenza stampa, annunciava al Paese le prime due settimane di misure di tutela per l’emergenza Covid19.
“Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione ‘Io resto a casa’ – spiegava Conte -. Un’Italia zona protetta”.
Alla mezzanotte del 10 marzo 2020, entrava in vigore la zona rossa per tutto il nostro Paese. La storia che ne segue, ancora in atto, è quella della pandemia e di due anni che hanno cambiato profondamente le nostre vite.
Vi ricordate le città deserte? I lenzuoli dai balconi con scritto “Andrà tutto bene”? E i canti dai balconi? Le file interminabili al supermercato, il lievito introvabile? I sindaci che “rincorrevano” le persone che uscivano senza un motivo giustificato; le autodichiarazioni; l’attività sportiva entro 100, 200, 300 metri da casa (non si è mai capito); il cane fuori a tutte le ore… chi più ne ha più ne metta.
Il lockdown è stato un momento difficile per tutti: oltre alle drammatiche immagini dei mezzi militari a Bergamo che trasportano le bare dei deceduti per Covid, ai morti in tutta Italia, all’aumento dei casi di Coronavirus e agli ospedali in tilt, la pandemia è stata caratterizzata dalla “chiusura” in tutto e per tutto. C’è chi ha perso il lavoro, chi è entrato in depressione per la solitudine. I bambini e i ragazzi hanno vissuto una scuola a distanza, senza interagire “fisicamente” con insegnanti e compagni.
In questi due anni si è assistito ad un po’ di tutto: chiusure, riaperture, richiusure e di nuovo riaperture; regole su regole, nuovi e vecchi provvedimenti, e finalmente l’arrivo della campagna vaccinale. A distanza di due anni, il virus è in netto calo, la percezione dell’emergenza si è decisamente ridimensionata, la vita è tornata quasi alla normalità, ma il Covid continua ancora a fare morti.
Ma se quel 9 marzo di due anni fa le parole di Conte ci sembravano così assurde e straordinarie, che cosa dire di questo 2022 in cui ogni giorno le espressioni che usiamo di più sono quelle legate alla parola “guerra”?