GROSSETO – A Grosseto tra il 2012 e il 2021 hanno chiuso 132 esercizi commerciali di cui 39 nel centro storico. È una vera e propria emorragia quella che sta uccidendo il commercio al dettaglio nel capoluogo maremmano. È quanto emerge dai dati resi noti dalla Confcommercio per la settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici.
L’analisi, realizzata dalla Confederazione con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio Tagliacarne è stata concentrata sui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni di medie dimensioni nel periodo dal 2008 al giugno 2021.
La fotografia mostra gli effetti della pandemia sul tessuto commerciale già pesantemente danneggiato, da anni or sono, dalla stagnazione dei consumi.
“Precisiamo che i consumi sono al di sotto del 1999 e che la situazione, a dire il vero, poteva anche essere peggiore, ovviamente, se non ci fossero state misure come la cassa integrazione ed i ristori – fanno notare da Confcommercio Grosseto – La riduzione dei consumi ha colpito il nostro Paese da diverso tempo: in nove anni sono scomparsi quasi 85mila negozi fisici e poi è arrivato il Covid 19 ad aggravare il quadro, con la chiusura di almeno altri 4.500 negozi in Italia”.
Dall’indagine della Confcommercio emerge una città che cambia volto, con meno insediamenti del commercio tradizionale e più servizi, anche in relazione a una prospettiva diversa, legata per esempio allo smart working e ai nuovi stili di vita.
Sono in controtendenza con numeri lievemente positivi una parte delle attività di ristorazione, come quelle che si occupano di street food e il take away, nonché alcune tipologie di alloggio, come bed and breakfast e appartamenti per soggiorni brevi. “Si tratta di attività ‘micro-ricettive’, fenomeno, questo, che sta prendendo campo in gran parte del nostro Paese, mentre soffrono moltissimo alberghi e strutture ricettive tradizionali” osservano dall’associazione.
Numeri positivi soprattutto per le farmacie, quasi raddoppiate in città dal 2012 al 2021, un dato che denota come la salute e la cura del corpo siano diventati aspetti molto importanti per i cittadini, in particolare negli ultimi anni. Passano infatti da 15 unità del 2012 a 24 del 2021.
Come nella gran parte della Toscana, in discesa ci sono i consumi tradizionali, in particolare per negozi di abbigliamento, mobili, calzature.
“E’ indispensabile sostenere le imprese per aiutarle ad uscire dalla crisi anche attraverso partenariati locali e la definizione di strategie condivise – concludono da Confcommercio –. Saremo chiamati ad usare in maniera intelligente e lungimirante le risorse del Pnrr per la rigenerazione urbana, anche con riferimento alle ulteriori risorse per le città previste dalla nuova politica di coesione 2021-2027. Nel prossimo settennio, infatti, anche la programmazione europea, in maniera più decisa rispetto alle precedenti, porrà il territorio e le città al centro degli obiettivi di policy con il fine promuovere uno sviluppo integrato e realizzare strategie urbane sostenibili”.