GROSSETO – 200 euro a stock, venduti come costumi di carnevale. Ma non sono vestiti di carnevale, bensì quelli del palio di Magliano in Toscana. 70 Abiti cuciti a mano dalle donne del paese, che li hanno anche ricamati e dipinti nel corso degli anni.
L’annuncio, che è comparso stamani in una pagina di copravendite on line su Facebook, ha ovviamente indignato i cittadini maglianesi, che in quei vestiti hanno rivisto la propria storia degli anni ’80 e 90.
c’è chi quegli abiti li ha indossati e chi invece li aveva fatti cucire, magari per i figli, e poi donati alla pro loco.
Una delle sarte che ne aveva cuciti alcuni ha postato per prima lo screenshot su un gruppo maglianese «Sono stati messi in vendita questa mattina a 200 euro da un signore di Porto Ercole, questa mattina ho chiesto spiegazioni in merito, e il post è stato tolto. Il primo vestito della Porta l’ho cucito io con stoffa e tutto l’occorrente a mie spese. Vergogna» afferma.
Si tratta dei primi vestiti del palio. Qualcuno parla di furto e della necessità di fare una denuncia ai carabinieri, anche da parte del Comune. In molti concordano sulla necessità di recuperarli, a costo di acquistarli da chi li ha messi in vendita.
«Questi vestiti sono patrimonio della comunità, pagati con i soldi dei maglianesi con gli introiti delle varie manifestazioni e con i sacrifici e la disponibilità di tanti paesani che si sono impegnati per realizzare il palio di Magliano. Nessuno aveva il diritto di impossessarsi di questi vestiti e di venderli.».
«Nessuno ha rubato niente – afferma una delle persone intervenute nel dibattito – è stato solo un disguido da parte degli operai che hanno dovuto fare dei lavori e sono stati autorizzati a svuotare le stanze. Ora vediamo di recuperare il tutto. Ci sono anche spade e lance e alcuni pali mi hanno detto».
Intanto il sindaco di Magliano in Toscana ha già contattato il venditore che avrebbe chiesto dei soldi per restituire gli abiti. «Domani mattina andrò a fare denuncia ai carabinieri» afferma Diego Cinelli che poi spiega come sono andate le cose.
«Ad inizio anno, in vista dei lavori di ristrutturazione del palazzo di via Garibaldi, come Comune abbiamo chiesto alle varie associazioni di liberare le stanze per poter effettuare l’intervento di recupero. In una delle sale, data in gestione ad un’associazione, in un armadio chiuso, erano custoditi i vestiti del corteo storico di proprietà della Pro Loco e in disuso da anni, perché ammalorati e quindi da risistemare. I vestiti usati recentemente dai figuranti, quelli degli ultimi cortei pre-Covid, sono invece custoditi accuratamente nei locali della Pro Loco».
«Stamattina ho appreso, vedendo lo screenshot che mi è stato girato, che questi costumi erano stati messi in vendita su una pagina social, in pratica un mercatino dell’usato on line, catalogati come vestiti di Carnevale – prosegue il primo cittadino -. Essendo in possesso di questo elemento probatorio domani presenterò denuncia ai Carabinieri per capire come questi abiti, dopo il trasloco, siano finiti in mano a chi li stava vendendo a stock e se la cessione sia stata regolare».
«Sono rammaricato per quanto accaduto, perché l’intenzione del sindaco e dell’amministrazione, con l’intervento che precedeva la restituzione delle stanze da parte delle associazioni, non era certo quella di veder disperdere un patrimonio storico del paese, ma quello di restituire alla comunità un immobile rinnovato. Trovare i vecchi vestiti in vendita è stato anche per noi una sorpresa in negativo su cui intendiamo fare chiarezza».
«Tra l’altro in accordo con la Pro Loco, che verrà a breve rinnovata, come amministrazione intendiamo tornare a mettere nei vari angoli del paese le bandiere delle contrade. Come Comune siamo pronti anche ad intervenire economicamente per acquistarli se i vecchi costumi non dovessero essere restituiti e se la loro cessione dovesse risultare regolare. Questo perché riteniamo che siano comunque preziosi e che debbano rimanere sul territorio di Magliano in Toscana, visto che sono stati a suo tempo realizzati con cura e amore dai volontari locali».