ROCCASTRADA – “Nel non ritenerci soddisfatti della risposta ottenuta, le uniche scuse che rivolgiamo sono al Prefetto di Grosseto Paola Berardino per averla coinvolta in una vicenda che, quanto meno, ha risolto il mistero delle interrogazioni presentate e di cui attendevamo la risposta. Lo facciamo soprattutto perché abbiamo ritenuto che i canali formali del Comune funzionassero e, invece, dobbiamo ricrederci”.
Così i consiglieri della Lega-Salvini Premier Ulderico Brogi, Lorenzo Piras e Paolo Pazzagli replicano al sindaco Limatola.
“La risposta di Limatola e la vicenda della pec inviata il 17 dicembre, ben oltre i 30 giorni stabiliti dal regolamento comunale – sostengono Brogi, Piras e Pazzagli- dimostra ancora una volta quello che avevamo compreso: che nel Comune di Roccastrada c’è qualcosa che non funziona. E’ facile dimostrarlo. Le interrogazioni del 18 ottobre erano a risposta orale. Peccato che il sindaco si sia dimenticato di seguire questa strada e, sollecitato al termine del consiglio comunale che si è svolto circa un mese dopo, dunque a termine quasi scaduto, ci chiese se potesse inviarcela per scritto. Nonostante l’irritualità della procedura abbiamo, per spirito di collaborazione, accettato. Ritenendo di non aver ricevuto la risposta il 29 dicembre abbiamo abbandonato l’aula del consiglio e, in quell’occasione, il sindaco ci aveva semplicemente detto di aver dato disposizione di inviarla. Evidentemente lui stesso non sapeva che ciò fosse già avvenuto. Se lo avesse saputo, saremmo passati in ufficio a ritirarla e ci saremmo regolarmente seduti sui banchi del consiglio rinunciando alla protesta, peraltro pubblicizzata nei giorni successivi sulla stampa con tanto di motivazioni”.
“Perché già in quell’occasione non ha replicato che la mail era stata inviata dodici giorni prima? Forse perché non comunica con gli uffici? E’ chiaro che solo di fronte ad una lettera indirizzata al Prefetto qualcuno è andato ad informarsi e si scopre che è stata inviata una mail alla pec privata del capogruppo, senza che nessuno si sia preventivamente informato se questa venisse consultata oppure no. Questo nonostante che l’interrogazione fosse stata firmata da tre consiglieri”.
“Ci scusi il sindaco Limatola – spiegano Brogi, Piras e Pazzagli- se noi non possiamo contare sulle aspettative tipiche del dipendente pubblico per svolgere la nostra attività istituzionale e, anziché seguire corsi di informatica, dobbiamo pensare a portare avanti le nostre attività imprenditoriali o libero professionali che, visto il momento, hanno bisogno della massima attenzione. Lui che invece di certi diritti può godere farebbe meglio a raccordarsi con i propri uffici e, magari, a dare disposizione che quando si invia una risposta ad una mail che non si è scuri venga consultata si faccia fare una telefonata al diretto interessato per chiedere se si stia operando bene, oppure semplicemente si potrebbe rispondere alla pec con cui l’atto è stato inviato che era quella del consigliere Piras e non del capogruppo Brogi. Irritualità per irritualità, avendo trasformato la risposta orale in scritta in via informale, nessuno si sarebbe lamentato se ciò fosse avvenuto. Perché se esiste la forma, che qui non è stata seguita, esiste anche la sostanza che è fatta anche di rapporti diretti”.