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GROSSETO – Stamani, venerdì 4 febbraio, gli studenti grossetani, circa duecento, (come i loro compagni di banco di tutto lo stivale italico) sono “scesi in piazza” e hanno fatto sentire la loro voce.
Al Velodromo è andata in scena una manifestazione ordinata, con le mascherine sul volto e mirata a contestare la decisione del Ministro dell’Istruzione (e non solo) che ha reintrodotto gli scritti all’esame della maturità. La polemica nasce, com’è noto, da una discrasia tra ciò che sarà e ciò che sembrava poter essere: i ragazzi (dopo la pandemia, le quarantene e la Dad) sono stati formati dagli insegnanti per una prova interamente orale. E invece le cose sono cambiate.
Per carità, ognuno è libero di pensarla nella maniera che più ritiene opportuna, ma si può ammettere, senza rischiare di cadere nel banale, che non si può cambiare in corsa un cammino che è iniziato da settembre? Sì, d’accordo, di certo non c’era nulla, la crisi pandemica sta andando meglio e nei prossimi mesi (si spera) i contagi dovrebbero scendere, ma perché rischiare di “compromettere” un esame al quale migliaia di studenti tengono in particolar modo (vuoi perché sarà il biglietto d’ingresso per le università, per la partecipazione ai concorsi pubblici, perché magari è l’ultima prova scolastica della vita o perché una mera questione di principio o di orgoglio)?
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Niente di nuovo sul fronte occidentale, verrebbe da dire. La Scuola, pandemia o meno, resta un macrocosmo confuso e imponderabile. E da ciò non ne può nascere niente di buono, tant’è che i risultati sono evidenti e sotto gli occhi di tutti.
Cosa succederà, dunque? Troppo presto per dirlo e credere che dal governo arrivi una netta inversione ad “u” sembra (ad oggi) molto meno di un’ipotesi. Aspettiamo i prossimi risvolti (ammesso che ci saranno).