CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – La sera alle 16 è già buio, d’altro canto è inverno. Le feste ormai sono un ricordo e anche se “per San Tommè il giorno si allunga quanto il gallo alza un pie'” (mamma Giovannina docet, San Tommaso il 29 dicembre) in questi giorni di metà gennaio le giornate sono ancora corte, anzi cortissime.
I compiti da fare, l’assenza del Sole che purtroppo fa capolino solo sporadicamente, mi accompagnano
in questi lunghi pomeriggi in casa. L’unica compagnia resta la luce della bagiù (abat-jour) con la lampadina opaca da 20 candele o poco più, che fa apparire il libro giallo ed anch’esso opaco.
La stufa accesa con il suo crepitio e con i profumi delle bucce di mandarino o d’arancia buttate sopra, sono le uniche sensazioni di vita intorno a me.
Cosa fare allora se non impegnarmi nello studio?
Fino a che non mi viene voglia di tirare fuori dallo stanzino la torre Eiffel da completare con il traforo, lavorando gli intarsi con quell’archetto dove si fissa con non poca difficoltà la seghetta della giusta misura a seconda dell’intarsio da lavorare.
E la polvere di compensato scivola come fosse profumo, prima nell’aria, e subito dopo posandosi sulle mattonelle.
Il tempo scorre lento mentre l’orologio con la réclame dello stock 84 appeso in cucina sembra non voler andare avanti. Ed io sempre lì, con la luce fioca a farmi compagnia. Sento la campana che batte le mezz’ora, e le ore e aspetto con trepidazione il rientro in casa di qualcuno della famiglia per sentirmi meno solo.
Poi anche il traforo viene riposto con quella torre Eiffel mai finita e, dopo aver pulito alla meno peggio il sudicio della segatura di compensato, riprendo a studiare e a leggere Salgari, aspetto.
Poi come, fosse un momento di festa, sento i passi che si avvicinavano dalle scale e il rientro in casa di mamma che da bottega o di mio fratello fa cambiare verso al pomeriggio.
In camera le note di bandiera gialla dalla radiolina perennemente accesa mentre mio fratello studia e in cucina il rumore di mamma che ripulisce e mette a posto danno un senso alla giornata che si concluderà presto, subito dopo cena, dopo carosello, immergendomi in quel letto gelato con la borsa dell’acqua calda appiccicata al piedi sperando che possa rimanere calda il più a lungo possibile.