CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Chi si aspetta che nomini una donna, una brutta, si sbaglia. Si sbaglia per più motivi; il primo è che non direi mai ad una donna “befana” perché ritengo che la donna sia bella proprio perché donna, il secondo perché a Castiglione della Pescaia sono tutte bellissime, e terzo perché la befana Castiglionese era una tradizione di cui porto dentro un ricordo indelebile.
Intanto siamo negli anni sessanta, quindi io sono un ragazzino, ma proprio ino-ino; poi siamo nel paese ancora vivo anche in inverno. Voglio dire la differenza tra estate e inverno come quantità di persone presenti non era così elevata. C’era una minore escursione di gente, per dirla alla meteorologo.
L’epifania era anche allora la festa che tutte le feste si portava via e noi, come ultimo atto delle vacanze, la sera del cinque gennaio, ci vestivamo da befane e cominciavamo a sciamare sopratutto in piazza, nel corso, dove erano la maggior parte delle botteghe.
Facevamo quello che in America fanno nella notte di Halloween: cercavamo di farci regalare dolcetti e caramelle. Era un via-vai di befane tutte intente a raccogliere il massimo possibile, come in una gara. Tutti vestiti di nero con la pezzola in testa e il cotone per fare i capelli bianchi.
Suonavamo anche i campanelli delle abitazioni e salivamo e scendevamo le scale di corsa per poter essere i primi a suonare al successivo campanello. Il bottino maggiore però era nelle botteghe dove i proprietari avevano già pronte “le porzioni”. Ce ne erano per tutti.
Poi la mattina gioia per i più piccoli: con i regali sotto il camino e la calza con dentro i mandarini, le castagne secche e qualche pezzo di cioccolata.
Vicino al monumento, all’altezza dei Carabinieri, la befana de vigili, con l’immancabile agnellino vivo e i pacchi preparati dai negozianti. I vigili che a turno presidiavano la postazione e ringraziavano per la generosità i passanti.
Non bastava il freddo a tenerci in casa, dovevamo esserci con la tosse e “il grollo al naso”, sciarpa intorno al collo e maglione fatto a mano, senza cappotti, piumini o altre cose del genere, a raccontarci la nostra befana prima di fare “le galline della sera che fanno l’uovo prima che venga buio” e rientrare in casa a finire i compiti delle vacanze. L’indomani di nuovo a scuola.
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