MASSA MARITTIMA – Il Comitato “Lido Santini”, il 14 dicembre scorso, ha inviato una lettera al soprintendente di Siena con la richiesta di avviare un procedimento per riconoscere il patrimonio minerario di Fenice Capanne come sito meritevole di salvaguardia.
“Egregio dottor Nannetti, con questa lettera intendiamo richiamare la sua attenzione sulla necessità di tutela del patrimonio archeologico minerario delle Colline Metallifere, di cui il Sito di Fenice Capanne (Comune di Massa Marittima – Grosseto) costituisce una testimonianza particolarmente importante per la storia di questo territorio”, recita così la lettera inviata dal Comitato “Lido Santini”.
“Sarà giunta certamente a sua conoscenza la vicenda del crollo del castello ligneo del Pozzo Carlo, presso il villaggio di Fenice Capanne, che ha suscitato un certo clamore sulla stampa e presso l’opinione pubblica, poi sfociato nell’invio di una petizione indirizzata al Presidente del Parco Minerario con 230 firme di cittadini e studiosi (allegato B). In questa petizione si sottolineava come il crollo della struttura-simbolo del Pozzo Carlo non fosse un evento isolato bensì il campanello d’allarme dello stato di degrado, e talora di completo abbandono, in cui versa attualmente il patrimonio storico e culturale presente nel territorio, tuttora di proprietà Eni, presente all’interno del Parco minerario delle Colline Metallifere”.
“Come è noto, il sito di Fenice Capanne risulta formalmente inserito tra i siti e i beni costituenti il Parco nazionale tecnologico ed archeologico delle Colline etallifere grossetane. In particolare il sito di Fenice Capanne è identificato nel Masterplan”, prosegue la lettera.
“Nel parere del professor Massimo Preite – uno dei massimi studiosi del patrimonio archeologico industriale ed estensore con il professor Riccardo Francovich del Masterplan del Parco – l’area di Fenice Capanne è quella che meglio documenta il carattere ciclico dell’attività estrattiva nelle Colline metallifere, rappresentando nella sua configurazione produttiva l’anello di congiunzione tra la storia mineraria di epoca antica e quella moderna e contemporanea”.
“Sulla base del Masterplan approvato nel gennaio 2007, è stata formalmente siglata nel dicembre dello stesso anno la Carta dei principi del Parco, sottoscritta dai 7 Comuni del Parco, dalla Comunità montana delle Colline Metallifere e dall’Amministrazione provinciale di Grosseto: un atto chiaramente indicante la consapevolezza da parte delle istituzioni che è proprio la presenza del patrimonio archeominerario a distinguere l’area delle Colline Metallifere da un qualsiasi altro pezzo di territorio rendendola quindi particolarmente meritevole di attenzioni, nonché di specifiche sovvenzioni finalizzate alla tutela e alla valorizzazione dei beni e dei siti individuati dal decreto ministeriale 044/2002. In questo percorso di recupero e valorizzazione sono raccomandati dalla Carta dei principi l’intesa e il coordinamento con le Soprintendenze competenti per materia e per territorio”, continua.
“E’ ancora viva negli abitanti delle Colline metallifere la ferita inferta al patrimonio archeo/industriale di Niccioleta ed è ancora difficile rassegnarsi alla demolizione dei silos di Pozzo Rostan e delle strutture del sottocarosello realizzata negli anni ’90, quando erano ancora in pochi a sostenere la necessità di coniugare gli interventi di bonifica e messa in sicurezza con l’esigenza storica e culturale di salvaguardare la memoria storica del territorio per le generazioni a venire”.
“Oggi la salvaguardia del territorio identitario è diventata prioritaria per ogni società, e la comunità scientifica internazionale ha fornito linee guida per la tutela del bene culturale come insieme. Questa prassi è stata fatta propria nel progetto di Masterplan, dove i siti minerari sono definiti come luoghi composti da più beni, che qualsiasi progettualità dovrà considerare nella loro interezza intervenendo in modo da risanare l’ambiente senza cancellare il patrimonio minerario”.
“In questo contesto apprendiamo con una certa preoccupazione da fonti di stampa dell’interrogazione parlamentare fatta dall’onorevole Luca Sani ai ministri Franceschini e Cingolani, in cui sostanzialmente si sollecita la Soprintendenza a rilasciare una valutazione in cui si dichiari se i manufatti industriali dei siti delle Merse e Fenice Capanne siano meritevoli o no di salvaguardia”, spiega la nota.
“Ai sensi dell’art. 10, comma 4, lettera H del D. Lgs 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), dove sono definiti come beni culturali ‘le cose immobili e mobili che (…) presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà’, il patrimonio costituente il Parco minerario nazionale – che nel suo Masterplan censisce il patrimonio archeologico minerario documentandone lo straordinario valore storico e culturale e formulando chiari indirizzi per la sua salvaguardia – è inequivocabilmente riconosciuto come bene culturale”.
“In questo contesto l’imposizione del vincolo di interesse archeologico per il sito di Fenice Capanne, individuato da tale ricerca come sito di grande interesse archeologico per le sue peculiarità intrinseche e per la complessa stratificazione di significati e di valori di cui esso è portatore, dovrebbe essere automatico e meramente dichiarativo, in quanto il requisito di interesse culturale è insito nei beni che costituiscono lo stesso. Ma questi beni appartengono all’EnI, un’azienda ormai quasi privata di cui lo Stato detiene solo il 30%, e questo fa sì che il vincolo possa diventare operativo solo a seguito di un atto amministrativo che ne attesti l’interesse culturale”.
“Pertanto chiediamo alla soprintendenza, preposta alla tutela dei beni per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, di procedere a questo atto e di adoperarsi affinché quel che resta del patrimonio del sito di Fenice Capanne venga tutelato e non cancellato. L’imposizione del vincolo di tutela del patrimonio minerario di Fenice Capanne non deve essere messo in contrapposizione con le previste bonifiche ambientali e la messa in sicurezza idraulica del sito: è necessario procedere ad una progettazione che possa coniugare le esigenze ambientali e culturali”, dichiara la nota del Comitato “Lido Santini”.
“Con questi intenti abbiamo scritto la lettera ai Ministri Franceschini e Cingolani e al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Infine vogliamo rammentare che il Parco delle Colline metallifere è inserito nella rete dei Geoparchi Unesco, e pertanto chiediamo che vengano adottati tutti i criteri contemplati dalle norme di tutela previste da questa appartenenza. Confidiamo dunque nella sua attenzione e nel ruolo di alta sorveglianza spettante alla Soprintendenza, certi che vi attiverete per tutelare il sito di Fenice Capanne Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione o approfondimento, ringraziamo per l’attenzione e salutiamo distintamente”, conclude la nota.