ROCCASTRADA – “L’impianto di bio metano ipotizzato nella zone di Pian del Bonucci, nel comune di Roccastrada, è per noi, ed a normativa vigente, praticamente irrealizzabile e, anche se lo fosse, saremmo contrari alla sua collocazione”. Lo sostengono il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi, i consiglieri comunali di Roccastrada Lorenzo Piras, Paolo Pazzagli e Ulderico Brogi ed il consigliere comunale di Gavorrano Andrea Maule, dopo un incontro con i residenti della zona che hanno sollevato il problema.
“Come consigliere regionale monitorerò quello che accade a Firenze – rassicura Ulmi -. Per quanto riguarda la conferenza dei servizi che è in programma, mi pare di scorgere fin troppe criticità. La nostra posizione, come Lega, non è a priori contraria a questo tipo di impianti, ma lo è nella loro collocazione. Su un territorio a vocazione agricola non si può pensare di realizzare un complesso che ha vocazione industriale. Ci sono zone già previste per questo scopo ed è bene che si ragioni sempre su queste. Nel comune di Roccastrada, ad esempio, la discussa zona agroindustriale del Madonnino che ha da tanti anni spazio in abbondanza per ospitare aziende e fino ad oggi mai sfruttato”.
Un tema su cui intervengono anche i consiglieri comunali di Roccastrada. “Nonostante le differenti appartenenze – affermano Lorenzo Piras, Paolo Pazzagli e Ulderico Brogi – abbiamo apprezzato la posizione di netta contrarietà dell’amministrazione e del sindaco di Roccastrada. Chiediamo di continuare a tenere la guardia ben alzata, perché ci sembra che il nostro territorio, o quello nelle immediate vicinanze, siano appetibili a questo tipo di imprenditori. Noi crediamo che la vocazione agricola dei terreni debba essere tutelata, così come deve essere tutelato chi ha investito in questo senso creando aziende importanti e agriturismi e che vedrebbe vanificati gli sforzi di una vita, anche solo da richieste di questo genere o da voci di realizzazione di biodigestori”.
Sul tema interviene anche il consigliere comunale di Gavorrano Andrea Maule, vicino al cui territorio l’ipotizzato impianto è collocato: “Innanzitutto – sostiene Maule – da quanto mi risulta la società richiedente non è un’azienda agricola e la zona individuata, invece, è destinata ad agricoltura. Se volessero realizzare l’impianto come extra agricolo, dovrebbero spostarlo in un’area industriale. Se poi si volesse trasformare l’azienda in agricola, avrebbe comunque problemi, visto che più del 50 per cento della materia prima che va nel digestore deve essere ‘di provenienza aziendale’. Nel caso in questione la previsione è di acquisire dieci ettari ed utilizzarne sei per realizzare l’impianto. Come farebbero mai a produrre sui restanti quattro ettari le migliaia di tonnellate di vegetali e di materiale organico necessari?”.
“Mi pare – conclude Maule- un’operazione impossibile, a meno di non affittare centinaia di ettari per poi dimostrare la provenienza dall’azienda della percentuale necessaria di materiale. Mi pare però molto improbabile per i costi che si verrebbero ad avere”.