GROSSETO – Il mese di gennaio la spigola si riproduce ma non ci sono norme per impedirne la pesca. È il grido dall’arme dell’associazione Alcedo, che si occupa tra le sue attività anche di un monitoraggio autorizzato dalla Regione Toscana sulla popolazione ittica del fiume Ombrone.
«Dagli ultimi rilevamenti condotti nel tratto di fiume compreso tra il nuovo ponte Bellucci e la Steccaia, è emerso un netto calo delle popolazioni ittiche che risalgono dal mare e che fino a qualche anno fa erano relativamente abbondanti anche grazie all’area protetta del Parco della Maremma».
«Il calo evidentissimo riguarda in ordine di grandezza le Anguille, un tempo numerosissime, le Spigole, pesce simbolo sia per i pescatori sportivi che per il valore economico della pesca professionale, e addirittura alcune specie di Muggini».
«Il mese di gennaio rappresenta per le spigole il momento centrale della riproduzione ma in assenza di qualsiasi norma legislativa è proprio in questo periodo che si concentra il maggior sforzo di pesca verso questa “nobile” specie. Tramagli a chiudere le foci, traina con i divergenti da riva, i pescatori mettono in atto tutte le strategie per insidiare la “spigolona” che peraltro in questo periodo perde la sua naturale diffidenza radunandosi in branchi e difendendo i letti riproduttivi con aggressività» prosegue Alcedo.
«La riproduzione avviene in aree ben conosciute alle foci dei fiumi e dei canali, sempre in prossimità della costa, e termina alla fine di febbraio quando i soggetti delle varie classi di età si ridistribuiscono nei territori di caccia risalendo le acque salmastre per diversi chilometri. Sulla spigola abbiamo accumulato molte conoscenze a partire anche dalla riproduzione in cattività e alle tecniche di allevamento che comunque producono individui di diversa qualità per non dire in certi casi eticamente discutibile».
«Il potenziale riproduttivo è determinato dalle dimensioni (lunghezza e peso) degli individui e dall’età. Se è vero che una spigola di due kg può produrre circa un milione di uova è altrettanto vero che per crescere, in natura, gli servono almeno dieci anni! Di particolare importanza sono i grandi riproduttori che (vedi tabella allegata) possono produrre fino a tre milioni di uova e che purtroppo vediamo esposti come trofei invernali sui social da individui che vantano glorie discutibili».
«Essendo testimoni ormai da anni di questa situazione e in continuo e tangibile peggioramento l’Associazione culturale Alcedo si rivolge alle autorità competenti e alle forze politiche che stanno parlando attualmente di Transizione Ecologica di alcune semplici azioni che potrebbero portare a concreti risultati nell’interesse della collettività:
• In attesa di normative che prima o poi dovranno arrivare, chiudere per almeno due mesi la pesca, sia professionale che sportiva, in precisi tratti di mare e di costa. Basterebbe una distanza dalla riva di trecento metri in punti strategici come le foci dei fiumi e dei canali maremmani.
• Concordare con gli Enti Locali, le Capitanerie di Porto, le Università e le Associazioni di categoria gli strumenti più idonei, anche partendo da semplici ordinanze.
• Attivare campagne di divulgazione del problema rendendo coscienti del danno che anche un singolo individuo può provocare per quanto sopra esposto, chiedendo un atteggiamento rispettoso verso un patrimonio e una ricchezza comune che nasce dal nostro ambiente. Del resto nelle acque dolci, ambienti acquatici decisamente più ristretti e delicati , da sempre le normative regionali regolamentano periodi riproduttivi delle vaie specie».
«In mare stiamo sfruttando la sua vastità con mezzi e tecnologie sempre più sofisticate che mettono a repentaglio i lunghi tempi di crescita delle popolazioni ittiche soffocandole e tagliandole alla base nei loro momenti più delicati… Fino a quando?».