GROSSETO – Il prossimo 7 gennaio a San Francisco si terrà il consueto convegno annuale dell’Archaeological Institute of America (AIA) che nella quarta sessione del 7 gennaio, ospiterà un contributo dal titolo “Monte Leone in Maremma: The enigma of “murali”, an archaeological challenge still open in european prehistory”.
Causa pandemia quest’anno il convegno sarà soltanto online e perciò è stato preparato un video commentato con le voci di Debora Moretti, archeologa di Marina di Grosseto che lavora nell’Yorkshire in Inghilterra, e di Gary Enea, etruscologo italo-americano facente parte del gruppo di ricerca su Monte Leoni. Il testo è stato preparato da Paolo Nannini, funzionario della Soprintendenza e coordinatore del progetto, mentre per le foto e i video hanno contribuito: Fabrizio Pompily, Paolo Nannini e Carlo Cavanna, quest’ultimo autore del montaggio audio-video definitivo.
«La partecipazione a questo prestigioso convegno – spiega Carlo Cavana, presidente della Società Naturalistica Speleologica Maremmana – è stata motivata anche dal fatto che l’Archaeological Institute of America nel suo primo meeting, tenutosi a Boston nel maggio del 1880, riportò un corposo articolo sul nostro Monte Leone (cosi si chiamava allora) ad opera del giornalista americano, reporter di “The Times”, William J. Stillman: personaggio molto attivo come divulgatore e fotografo nei campi dell’archeologia classica e preistorica del Mediterraneo. Stillman venne a quel tempo invitato e ospitato dal Marchese Bardo Corsi-Salviati, proprietario di Monte Leone, per esplorare le misteriose muraglie che cingevano le pendici della montagna».
«L’articolo dello Stillman (arricchito anche da una mappa) descriveva la probabile esistenza di una grande città preistorica fortificata, della quale si erano perse completamente le tracce, fondata a seguito di uno sbarco di colonizzatori provenienti dall’oriente (forse gli Umbri) e insediatesi sul Monte Leoni, che allora poteva presentarsi come un promontorio affacciato sul mare. Ipotesi suggestiva ma tutta da verificare! Con le ricerche intraprese negli ultimi anni, svolte grazie ai volontari della Società Naturalistica Speleologica Maremmana, dell’Associazione Archeologica Odysseus e dell’Associazione Progetto Heba, con il coordinamento della Soprintendenza, a distanza di 140 anni, è stato possibile avere un quadro più chiaro di queste strutture anche se la loro datazione ed interpretazione rimane dubbia».
«Dal 2018, anno di inizio del “Progetto Monte Leoni”, molti hanno partecipato attivamente alle dure escursioni nella macchia. Fra i più assidui vanno menzionati: Paolo Nannini, Carlo Cavanna, Marco Mori, Claudio Calastri, Cristiano Manni, Andrea Marcocci, Umberto Carini, Gildo Lombardi, Fabrizio Pompily, Igino Castelli, Luca Cioni, Gilberto Benedetti e Gary Enea. Un’accurata mappatura dei cosidetti “Murali” (ad oggi sono state mappati oltre 22 chilometri di queste muraglie megalitiche, di dimensioni che raggiungono i tre metri di larghezza e forse altrettanti in altezza, che non trovano paragoni di certo in tutta Europa) e la scoperta di alcune probabili necropoli preistoriche del tutto inedite, fanno parte dei motivi che hanno indotto i promotori del “Progetto Monte Leoni” a partecipare al meeting annuale dell’Archaeological Institute of America che si tiene a San Francisco dal 5 all’8 gennaio».
«Ora l’auspicio sarà quello di poter proseguire le ricerche anche con il coinvolgimento dei Comuni compresi nel territorio di studio che sono: Campagnatico, Roccastrada, Grosseto e Civitella Paganico. Principale obiettivo del progetto sarà quello di poter dare una collocazione cronologica a queste enigmatiche strutture da poterle così inserire a pieno titolo nel patrimonio storico-culturale della nostra Maremma, al fine poi di renderle fruibili a chi vorrà visitarle».