GROSSETO – Che cosa resterà di queste elezioni provinciali? Non soltanto la vittoria di Francesco Limatola e la sconfitta di Andrea Casamenti, ma anche una situazione politica in evoluzione. Sono passati soltanto poco più di due mesi dalle amministrative che avevano visto un centrodestra “straripante” a Grosseto capoluogo e con la strada totalmente in discesa a Orbetello. Insomma una coalizione forte e vincente. L’elezione di Limatola a presidente della provincia però mette tutto in discussione rispetto a settembre e sopratutto a quattro anni fa quando l’onda lunga di Antonfrancesco Vivarelli Colonna aveva portato il centrodestra alla prima storica vittoria nelle elezioni provinciali, tra l’altro con un risultato molto netto. Allora l’avversario del sindaco di Grosseto era stato l’allora primo cittadino di Castiglione della Pescaia Giancarlo Farnetani.
Che il centrodestra sia in fibrillazione da un po’ in Maremma, ormai è cosa certa: quelle due settimane di trattative snervanti per la definizione della giunta grossetana, ma anche le scosse telluriche nella maggioranza che governa Magliano in Toscana, qualche tensione dovuta alla scissione dei “coraggiosi” che lasciando Forza Italia hanno aderito al partito di Giovanni Toti (Coraggio Italia), e ancora qualche mal di pancia in giro per la provincia hanno sicuramente messo alla prova la tenuta della coalizione. Nei giorni precedenti al voto nel centrodestra la vittoria in provincia era stata sbandierata come una cosa certa, anzi la vittoria era stata annunciata anche di larga misura. Invece non è andata proprio così e alla fine Limatola ha vinto di 566 voti ponderati: la partita è finita 48.566 a 48.000; alla fine il sindaco di Roccastrada è stato eletto presidente della Provincia per il voto di un comune medio: per fare un esempio era sufficiente il voto diverso da parte di un consigliere di Gavorrano, Massa Marittima o Manciano, e la partita sarebbe stata ribaltata.
Ma qualcosa di strano comunque nelle urne è successo e nell’aria rimane il dubbio di qualche “franco tiratore” che doveva votare in un modo e invece ha votato in un altro. D’altra parte si sa, il voto è segreto e i consiglieri sono senza vincoli di mandato. Certo il voto alle provinciali, a dire la verità, è un po’ segreto di quelli nelle altre elezioni. Sarà più facile leggere i flussi elettorali e sarà anche più semplice individuare eventuali “scherzetti” dentro l’urna.
I numeri infatti parlano chiaro: Limatola come presidente ha ottenuto il 50,29% dei voti, mentre le sua lista ha ottenuto il 48,25%. Casamenti invece si è fermato al 49,71%, mentre e la sua lista ha raggiunto la maggioranza 51,75%. Questo significa che nel centrodestra qualcuno ha voluto bocciare Casamenti e che gli accordi della vigilia del voto non sono stati rispettati.
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E il centrosinistra? Il centrosinistra ha compiuto un’impresa, come quando in Champion’s League si perde due a zero all’andata e poi al ritorno si vince tre a zero. In pochi avrebbero scommesso sulla vittoria di Limatola. Tra questi c’era proprio Limatola che “pancia a terra” ha messo in campo una campagna elettorale vecchio stampo: parecchi chilometri e tante persone incontrate. Alla fine ha avuto ragione lui, anche per aver costruito un progetto nuovo che ha tenuto insieme le istanza del centrosinistra con il Pd e della sinistra più tradizionale, ma anche del Movimento 5 Stelle, dei Riformisti e del mondo civico che in tanti comuni della Maremma è un’espressione maggioritaria. Un lavoro che ha dato i suoi frutti anche grazie all’esperienza delle amministrative grossetane: in quel caso la proposta ha perso in modo netto, ma i germogli di quella larga coalizione “giallo rossa” qualche contributo l’hanno pur dato.
Gli effetti di queste elezioni li vedremo nei prossimi mesi, quando le questioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza arriveranno sui tavoli maremmani e anche quando l’attesa della riforma della Province dovrebbe restituire un ente in grado di fare e di incidere nei territori.