GROSSETO – «La sanità Maremmana rischia ogni giorno che passa di precipitare in un caos assistenziale senza precedenti» a dirlo il Nursing up Toscana sud est, il sindacato degli infermieri.
«È giunto il momento di intervenire al più presto ed invertire la disastrosa rotta intrapresa impedendo che pazienti e personale sanitario paghino con la propria salute e la propria professionalità, colpe assolutamente non loro».
«Oltre alle solite e ormai endemiche problematiche che riguardano il Pronto soccorso del Misericordia e che ancora una volta tardano ad essere risolte, in questo momento, correlata anche alla situazione pandemica, è l’intera “Area medica” che rischia di implodere, dove quotidianamente il rischio di non veder garantiti i minimi assistenziali a tutela dell’utenza, non è un’opzione ma è diventata una certezza».
«Il personale è sistematicamente costretto a lavorare sotto organico, e dove prima i sanitari che entravano in turno sapevano con sicurezza con quali e quanti colleghi avrebbero lavorato, in un contesto organizzativo certo e programmato, oggi non vi è più alcuna certezza e una mattina ci si può trovare ad iniziare il turno magari in tre infermieri e due Oss e la mattina dopo ritrovarsi nel medesimo contesto lavorativo a dover garantire la medesima assistenza e le medesime cure in solo due infermieri ed un solo Oss – prosegue il Nursing up -. Per non dire che sempre più spesso, per andare a tamponare carenze negli altri setting, gli spostamenti e la riduzione del personale avvengono anche all’interno dello stesso turno».
«Tutti i giorni riceviamo vere e proprie richieste di aiuto, da colleghi smarriti e frustrati, che paragonano i settings dell’”Area Medica” ai gironi Danteschi dell’Inferno, dai quali ci supplicano di farli uscire. Infermieri e Oss il cui problema non è quello di dover lavorare troppo (rientri e riposi saltati ormai non si contano più…) ma avere la sensazione che una volta terminato il turno saranno costretti a portarsi a casa il fardello e la paura di non essere riusciti a garantire un’assistenza adeguata a chi ha bisogno, con tutti i rischi penali e civili correlati».
«E stavolta non ci accontenteremo della solita risposta della Direzione aziendale che proverà come al solito a minimizzare ciò che sta realmente accadendo. Non ci basterà sentirci raccontare che la situazione è difficile ma non drammatica e che il personale non è al completo ma è comunque sufficiente a garantire un’assistenza adeguata, perché così non è. Ma se per assurdo ciò che affermano fosse vero, allora sarebbe come ammettere che il problema principale è organizzativo, legato al fatto che non esiste un minimo di programmazione e di razionalizzazione delle risorse, dove la Direzione di presidio non riesce ad avere una visione prospettica dei problemi e tenta di risolverli di volta in volta, con risultati non solo scadenti, ma soprattutto pericolosi. E allora bisogna intervenire immediatamente, senza se e senza ma».
«E si sappia che qualora le cose non dovessero modificarsi rapidamente, oltre allo stato di agitazione, l’incontro con il Prefetto, l’esposto in Procura, il passo successivo sarà un continuo e ripetuto appello attraverso i media affinché chi può intervenga, a tutela della salute pubblica e dei lavoratori».