CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – “Lo vuoi il pane con acqua e zucchero?” “No ‘ummi’ ci va oggi” “Col vino e lo zucchero?” “No ‘ummi’ ci va” “Allora mi sa che oggi la merenda ‘unna’ fai, troppo sceglino, che ti credi di esse il ‘Favi’?” “Allora fammi una fetta di pane ‘coll’olio’ via”.
Era la merenda degli anni sessanta e forse anche oltre. Si usava anche pane e conserva, miele o marmellata. Ma il ‘companatico’ era un optional quello che era preponderante era il pane.
Come mi piaceva aspettare l’ape del Ciacci che portava il pane fresco, ancora caldo. Arrivava la mattina e il profumo di quel pane ci entrava nel naso e lo sentivamo scendere nella gola attraverso le papille della lingua, insomma ci faceva venire l’acquolina in bocca. “Un filo da mezzo chilo Dario, mamma ha detto ben cotto” e, incartato nella carta da pane, quell’oggetto del desiderio arrivava a casa “sbocconcellato”, assaggiato, gustato. Mi piaceva il pane caldo così fragrante.
L’intermezzo alimentare, così si chiama oggi, scandiva il tempo ed interrompeva i giochi. Il rito si consumava la mattina appena passato Dario e il pomeriggio subito dopo le “quattro”. Questi spuntini, a seconda della costituzione dei bimbi, potevano servire a fermare la fame di alcuni un po’ più in carne per ‘portarli fino all’ora di cena’ o a cercare di far ingrassare un pochino i segaligni.
Erano importanti perché, tra l’altro, interrompevano i giochi e calmavano noi maschi sempre scalmanati. Dopo la merenda poi le mamme ci consegnavano il bollitore con il quale andavamo a prendere il latte che spesso non arrivava integro a casa. Ero affascinato da quel piano inclinato con il buco in fondo che serviva a recuperare il latte che usciva fuori nel momento della mescita. La lattaia con grande destrezza infilava il bricco piccolo nel bidone e lo tirava su riempiendo il bollitore.
La raccomandazione, comunque inutile, era “Non berlo mentre vai a casa, deve prima essere bollito!” Ed io cominciavo a sorseggiarlo ancora prima che la lattaia cominciasse a parlare; del litro acquistato, a casa ne arrivava si e no la metà .
Poi riprendevano i giochi fino alla ennesima chiamata delle mamme “È l’ora di rientrare, non ti è ancora bastato?”. E allora via di corsa a casa a finire i compiti prima che alle cinque e mezzo quella strana scatola di legno con il vetro, ricoperta con una specie di gonnellino davanti, messa in bella mostra come fosse un mobile d’arredamento, si accendesse per la TV dei ragazzi. “Oggi c’è Giramondo!”.
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