GROSSETO – E’ giusto parlare di femminicidio? E’ la domanda alla quale Stella Bevilotti, presidente Donna Impresa di Confartigianato Grosseto, e Dominga Tammone, presidente Giovani Imprenditori, cercano di dare risposta in occasione del 25 novembre, giornata internazionale istituita per affermare i diritti di tutti gli esseri viventi e per contrastare ogni forma di violenza, con un’attenzione particolare al fenomeno della violenza alle donne.
«Sì, è giusto – affermano congiuntamente le due imprenditrici – perché il femminicidio non è un fatto isolato, improvviso, ma il più delle volte è l’atto finale di una serie di violenze e soprusi su cui anche le istituzioni continuano a chiudere gli occhi. Questa giornata ci consente di ribadire come sia importante sostenere le donne vittime di violenza, magari anche spingendo di più su una formazione specifica per le forze dell’ordine e dei magistrati, che svolgono una funzione cruciale sia nella prevenzione ma anche nel contrasto alla violenza sulle donne».
«Delle 96 donne uccise nei primi 10 mesi del 2021- spiegano – 84 hanno trovato la morte a causa di un familiare o di un uomo al quale erano legate sentimentalmente. Non affrontare il problema è dunque chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà che si sviluppano in ambito familiare, difficoltà acuite anche dalle lunghe quarantene alle quali siamo stati obbligati. Come donne, madri, figlie, mogli e imprenditrici non possiamo dunque con condividere il pensiero espresso da Linda Laura Sabbadini, direttrice dell’Istat quado afferma che “Sono numeri che ci raccontano che i femminicidi sono un problema permanente, un problema strutturale. La violenza contro le donne può essere veramente sconfitta se la combattiamo permanentemente, al di là dei governi. Serve fare un salto di qualità nella risposta di protezione nei confronti delle donne che subiscono violenza”».
«Così come crediamo ai dati relativi all’economia elaborati dall’Istat, al fatto che le donne sono sempre più presenti nel mondo del lavoro, sebbene ancora discriminate sia per ruoli che per livelli di responsabilità e di stipendio – precisano Stella Bevilotti e Dominga Tammone -. Dobbiamo credere all’esistenza di questo “problema strutturale”, che, a nostro parere, affonda le sue radici ancora una volta negli stereotipi e nella discriminazione di genere, in un sistema ancora oggi patriarcale, di divisione di ruoli e di relazioni di potere disuguali tra donne e uomini. L’informazione, anche in questo caso, gioca un ruolo fondamentale, come in ogni settore della nostra vita. Non è infrequente che assistiamo a forme di comunicazione sessiste, legate a vecchi preconcetti e convinzioni che vanificano i tentativi di sensibilizzazione che si fanno nelle scuole. Ancora una volta dunque informare è cruciale: quante, per esempio sanno che i Centri Antiviolenza non sono tenuti alla denuncia? Chi sa che il maltrattamento è procedibile d’ufficio e che quindi la procedura va avanti anche senza la volontà della donna di denunciare? A tale proposito vale ricordare che è in funzione il numero di telefono 1522 – con operatrici specializzate per le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking».
«Il viaggio da fare è lungo – concludono le due imprenditrici di Confartigianato – bisogna partire dal rispetto per ogni diversità, passando attraverso la profonda convinzione che la violenza è sempre da condannare, magari facendoci accompagnare da persone competenti, capaci di distinguere tra conflitto e violenza. Potremo così essere in grado di trovare le vie migliori per combattere questo problema strutturale. Ribadiamo: strutturale. In piedi davanti a una donna».