GROSSETO – “Serve rilanciare, su tutto il territorio nazionale, i consultori familiari istituiti dalla legge 405/75 per l’assistenza alla maternità e alla famiglia. Caratterizzati da servizi multidisciplinari e da una forte visione di genere, costituiscono un patrimonio unico del nostro Paese da rafforzare e promuovere anche ospitando, laddove possibile, i centri antiviolenza rivolti a tutti”.
A dirlo, Donne in Campo, l’associazione al femminile di Cia Agricoltori Italiani che in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ribadisce non solo l’importanza del lavoro quale arma, tra le più potenti, contro le violenze di genere, ma invoca anche una rinnovata attenzione per la rete dei consultori, unità diffusa a sostegno della famiglia, principale nucleo della società, oggi in crisi silenziosa e drammatica.
“Crediamo che il problema della violenza sulle donne sia un problema culturale e strutturale – affermano congiuntamente le dirigenti di Cia Grosseto – La nostra esperienza di donne, madri, figlie, sorelle e mogli ci insegna che bisogna avere il coraggio di estirpare quei stereotipi e quei preconcetti che oggi sono accettati e consolidati e che si traducono in un modo di essere e di pensare. Proprio queste storture – continuano le dirigenti – danno vita a quell’idea di “possesso” che sfocia inevitabilmente in un senso di superiorità e si trasforma in violenza e in femminicidio quando la donna non si sottomette. E’ impressionante il numero di donne uccise proprio da persone con le quali avevano un legame sentimentale. Serve coraggio e tanta volontà; serve educare i giovani sin dall’infanzia, cosi come, secondo noi, serve maggiore informazione sulle possibilità di denunciare i maltrattamenti e migliori strutture per accogliere le donne maltrattate. Riteniamo inoltre che una magistratura più sensibile e forze di polizia più attente, pronte ad accogliere le segnalazioni, potrebbero fare una sostanziale differenza. Come Cia Grosseto – concludono le dirigenti della Confederazione – abbiamo sempre cercato di ridurre il gender gap partendo proprio da noi; certo sappiamo che la strada è ancora lunga, purtroppo anche nel nostro settore, settore tradizionalmente maschile, ma lo sforzo dichiarato è quello di essere noi per primi un esempio di equità e di rispetto di ogni essere umano dunque anche delle donne”.
“La comprensione dei ripetuti casi di violenza e sofferenza – dichiara Pina Terenzi, presidente di Donne in Campo – è necessaria per fermare la conta degli episodi che connotano uno dei fenomeni più drammatici di questo secolo”. A tal riguardo, proprio una sanità a misura di donna fatta di assistenza di prossimità, consultori e telemedicina, può fare da cardine e garantire benessere e salute. Inoltre, insieme a una adeguata rete di asili nido e di assistenza agli anziani e ai diversamente abili, contribuisce a conciliare la vita lavorativa con quella familiare”.
“La denatalità – prosegue Pina Terenzi – ha assunto proporzioni gravi e preoccupanti. Dal 2015, la popolazione italiana è andata diminuendo ogni anno e l’impatto dell’epidemia non ha fatto che acuire il fenomeno, registrando un minimo storico delle nascite dall’Unità d’Italia a oggi”.
“La mancanza di strategie a lungo termine per un problema così complesso – aggiunge la presidente di Donne in Campo – disconosce il valore sociale della maternità che, invece, di fronte a questo allarmante calo delle nascite, merita adeguato riconoscimento e giusta dignità. Ciò significa, non solo garantire alle donne aiuti e sostegni economici, ma anche assicurare loro il diritto di scegliere per la costruzione di una famiglia e ricevere il sostegno necessario, in tutte le forme possibili. La maternità è un diritto – conclude Terenzi -. Diciamo ‘mai più’ all’inaccettabile bivio tra impegno lavorativo e famiglia, tra attivismo, rappresentanza, politica e cura dei figli”.