SCARLINO – La tragedia del pullman che martedì, 23 novembre, ha preso fuoco in Bulgaria, tocca anche la Maremma.
Tra le 45 vittime del terribile incidente ci sono anche cinque parenti, due donne e tre bambini, di una famiglia che vive a Scarlino. Il parroco Don José ha condiviso ieri sera con la comunità il proprio dolore per l’accaduto.
Il pullman di turisti macedoni, su cui viaggiavano anche i parenti, era partito da Istanbul ed era diretto a Skopje, nella Macedonia del nord dopo un fine settimana sul Bosforo. Il mezzo era entrato in territorio bulgaro verso le ore 21 al valico di frontiera di Kapitan Andreevo, al confine con la Turchia. Lo schianto si è verificato sull’autostrada all’altezza di Bosnek, 40 chilometri a sud di Sofia, intorno alle 2. Dalle prime ricostruzioni è emerso che il pullman si sarebbe scontrato con il guard rail e che le scintille dell’impatto avrebbero innescato l’incendio del mezzo che poi si è rovesciato su un fianco.
A bordo c’erano anche due mamme con tre figli, rispettivamente le sorelle e i nipoti della famiglia che vive a Scarlino. «Si tratta di fratello e sorella, di origini macedoni, che vivono nella nostra comunità con i loro figli – spiega il parroco -. Nell’incidente hanno perso sorelle e nipotini e siamo molto addolorati per quanto accaduto. Sebbene la famiglia è di religione musulmana, li conosco bene, uno dei figli spesso mi aiuta all’oratorio quando organizziamo delle iniziative per i bambini. Insomma, siamo una piccola comunità e nella giornata di oggi andrò a esprimere le condoglianze di tutti noi».
La tragedia è immensa: il pullman, che dopo l’impatto con il guard rail ha preso fuoco, si è rivelata una trappola mortale per i 52 passeggeri che erano a bordo, di cui solo sette si sono salvati perché sono riusciti a rompere i finestrini e lanciarsi fuori dal pullman. Per gli altri 46, di cui 12 bambini, non c’è stato scampo. L’autista sarebbe morto sul colpo e quindi non ha potuto sbloccare le porte per aprire una via di fuga dalle fiamme. Dalle testimonianze dei soccorritori si apprende infatti che i loro corpi erano quasi completamente carbonizzati. È per questo motivo che il riconoscimento delle vittime è molto lento. I media bulgari parlano di un “inferno di fuoco”.
Il primo ministro del Nord Macedonia, Zoran Zaev, ha confermato che la maggior parte delle vittime sarebbero suoi connazionali, di etnia albanese: «Non sappiamo se erano tutti della Macedonia del Nord ma presumiamo di sì perché il mezzo era immatricolato nel nostro Paese» sono state le sue parole.