SOVANA – Le città del tufo della Maremma sono fonti inesauribili di storie e leggende d’amore e di morte, di potere e di violenza. Tra queste c’è il racconto della vita di Margherita Aldobrandeschi, la contessa di Sovana che ebbe cinque mariti.
Margherita era figlia di Ildebrandino Aldobrandeschi, conte di Sovana e di Pitigliano, detto “il Rosso” per il carattere sanguigno e l’indomabile fede per il partito guelfo. Nacque, probabilmente, intorno al 1255, poiché non doveva avere più di quindici o sedici anni quando fu celebrato il suo primo matrimonio con Guido di Montfort (1270).
Braccio destro di Carlo d’Angiò, Guido era conosciuto come un uomo violento e crudele, passato alla storia come l’autore dell’efferato delitto di Viterbo, quando uccise, insieme al fratello Simone, il cugino Enrico di Cornovaglia durante una messa nella chiesa di San Silvestro. I due sguainarono le spade e lo uccisero mentre lo sventurato si aggrappava all’altare chiedendo pietà.
Per questo omicidio, nella Divina Commedia Dante collocò Guido di Montfort nel settimo cerchio, quello dei violenti, tra gli assassini. Qui lo troviamo immerso fino alle spalle nel sangue bollente del Flegetonte, isolato rispetto agli altri dannati per la ripugnanza della sua crudeltà.
Nel 1287 Guido venne catturato dagli Aragonesi durante la battaglia del golfo di Napoli. Il primo marito di Margherita morì prigioniero a Messina nel 1292.
Già al momento della cattura di Guido – dicono gli studiosi -, Margherita aveva stretto una relazione amorosa con Nello de’ Pannocchieschi, signore di Pietra (nel gavorranese), con il quale si sarebbe unita in matrimonio segreto, nella presunzione di avvenuta morte del primo marito. Il matrimonio venne così subito annullato da Papa Bonifacio VIII per bigamia (1290). Però, in quel breve lasso di tempo, Margherita ebbe un figlio da Nello, Bindoccio, secondogenito dopo Anastasia, figlia di Guido.
Bindoccio fu affidato al padre subito dopo la nascita. Morì all’età di tredici anni a Massa Marittima annegato in un pozzo per mano di sicari degli Orsini.
Con la morte del padre Ildebrandino, tutto il peso della contea ricadde sulle spalle della giovane Margherita, che ben presto dovette fare i conti con quanti ambivano ai suoi possedimenti. Fra questi, oltre a Siena ed Orvieto, il più intenzionato a strapparle la contea era il Papa.
Nel gennaio 1292 la contessa era in trattative con Napoleone Orsini, forse già in vista di un suo nuovo matrimonio con il fratello Orso Orsini, reso necessario dalle precarie condizioni in cui versava la contea minacciata dagli inquieti Comuni maremmani. Margherita sposò Orso nei primi mesi del 1292 e riuscì, grazie all’abilità del marito, a ristabilire i rapporti con Orvieto. In virtù del nuovo matrimonio, il 5 marzo 1294 Margherita stipulò anche un trattato con Siena. Ma la tranquillità della contessa di Sovana durò poco. Nell’ottobre del 1295, infatti, Orso morì.
Respinto un tentativo di Nello de’ Pannocchieschi di riproporre la sua candidatura come terzo – e questa volta – legittimo marito, Margherita fu indotta da papa Bonifacio VIII a sposare suo nipote Loffredo Caetani. Il matrimonio si tenne ad Anagni (Frosinone) il 19 settembre 1296.
L’unione tra Margherita e Loffrefo non durò a lungo: già nel febbraio 1297, Orvieto, in occasione di una rivolta di Pitigliano contro la contessa, inviava milizie – stando ai documenti del tempo – senza nessun riferimento a Loffredo.
Secondo molti studiosi sarebbe stato proprio il Papa, nel desiderio di isolare la contessa per poter entrare completamente in possesso dei suoi beni, ad annullare il matrimonio tra Margherita e suo nipote Loffredo, prendendo spunto dai suoi trascorsi coniugali “alquanto torbidi”.
Dopo Loffredo, Margherita sposò Guido Aldobrandeschi da Santa Fiora, suo parente. Non abbiamo notizie sulla data precisa del matrimonio, ma certo è che nel luglio 1298 i due erano già marito e moglie. A quella data, infatti, negli atti pubblici i Senesi si rivolgevano sia alla contessa che a suo marito.
L’unione tra i due Aldobrandeschi, però, acuì i rapporti con Siena, Orvieto e il Papa. La famiglia, infatti, unendo due contee diventava troppo forte, tornando ad essere una minaccia per i suoi vecchi nemici. Iniziò così una vera e propria guerra tra gli Aldobrandeschi (di Sovana e di Santa Fiora) e Siena, appoggiata, in un secondo momento, da Bonifacio VIII e Orvieto.
Dopo alterne vicende, i Senesi, accortisi che Bonifacio VIII intendeva conquistare tutto per lo Stato Pontificio, preferirono trovare un accordo con gli Aldobrandeschi. La lotta contro Orvieto e contro Bonifacio VIII, invece, proseguì, per concludersi nel 1302 con una richiesta di pace da parte di Guido da Santa Fiora, che morì poco dopo.
Margherita, rimasta vedova per la terza volta, fu privata, dopo un breve periodo di tregua concessole da Bonifacio VIII impegnato nelle difficili vicende della guerra del Vespro, di ogni diritto feudale con la bolla del 3 marzo 1303 e fu costretta a sposare Nello de’ Pannocchieschi.
Morto Bonifacio VIII, Margherita si separò da Nello e si rifugiò prima a Roma, poi ad Orvieto. Morì in epoca e luogo imprecisati.
Tradizione vuole che la storia di Margherita Aldobrandeschi sia legata a quella di un’altra donna celebre, Pia de’Tolomei.
La leggenda, ispirata ai celebri versi danteschi (canto V del Purgatorio), narra che Nello de’ Pannocchieschi uccise la moglie Pia de’ Tolomei per amore di Margherita. Ma di questa storia si era già parlato.
Fonti: treccani.it