FOLLONICA – Il Gup del tribunale di Grosseto, Giovanni Muscogiuri, ha disposto il rinvio a giudizio del noto commercialista follonichese Evans Capuano e di Shpetim Citozi, per i reati di truffa aggravata e trasferimento fraudolento di valori, perpetrati ai danni della famiglia Galvani.
«Secondo l’accusa, sostenuta dal Pm Anna Pensabene della Procura di Grosseto, gli imputati avrebbero truffato l’imprenditore elbano Giorgio Galvani, deceduto lo scorso anno, sottraendogli il noto ristorante “La Lanterna” di Porto Azzurro» racconta l’avvocato Massimiliano Albanese, penalista romano esperto di questioni societarie, difensore degli eredi del truffato, costituitisi parte civile nel processo.
«Evans Capuano avrebbe circuito l’anziano ristoratore, approfittando delle sue condizioni di salute precarie, promettendogli ingenti somme per l’acquisto dell’azienda ma poi, di fatto, facendo subentrare all’ultimo minuto Citozi, quale formale acquirente, così intestando fittiziamente allo stesso il locale ed omettendo qualsiasi pagamento al Galvani».
«Le condotte delittuose di cui entrambi gli imputati appaiono essersi resi autori sono ampiamente dimostrate, sia dall’ottimo lavoro d’indagine compiuto dalla Procura, sia dall’acquisizione degli ulteriori elementi che le nostre investigazioni difensive hanno fornito. Infatti, sussisteva certamente una minorata capacità del defunto Giorgio Galvani di percepire gli artifizi e raggiri posti in essere a suo danno, stante l’evidente incapacità dello stesso negli ultimi tempi della sua esistenza, al punto da rendere radicalmente nullo l’atto di cessione dell’azienda in questione. Per questo confidiamo in un esito per noi positivo del processo, che condurrà molto probabilmente alla condanna di entrambi gli imputati e, quindi, ad un pieno risarcimento dei danni agli eredi del truffato».
Il ristorante elbano “La Lanterna” sequestrato, su istanza della Procura grossetana: il Tribunale ne ha disposto l’assegnazione in gestione, per garantire la continuità aziendale, ma l’avvocato Albanese ha oggi sollevato in udienza «forti perplessità in ordine a tale assegnazione, perché di fatto lesiva dell’interesse della famiglia Galvani: infatti, ad aggiudicarsi la gestione del locale è stata la compagna convivente di Capuano. Ci sembra paradossale che, in un processo nel quale si discute tra l’altro dell’intestazione fittizia di un’azienda al fine di eludere le misure di prevenzione, il curatore nominato dal Tribunale assegni la gestione della stessa azienda sequestrata da un altro potenziale “prestanome” del medesimo imputato. Pertanto, è stata formulata una richiesta di revoca dell’assegnazione, alla quale ha prontamente aderito anche il Pubblico Ministero».
Il Gup ha disposto il rinvio a giudizio degli imputati, riservando la decisione sulla revoca dell’assegnazione dell’azienda sequestrata. Il processo inizierà il prossimo 19 gennaio davanti al Collegio penale presieduto da Laura Di Girolamo. La famiglia Galvani intende ottenere, in quella sede, il risarcimento di tutti i danni subiti dal defunto ristoratore, sia per la perdita dell’azienda che per il grave stato di prostrazione in cui la subita truffa lo ha gettato, facendogli vivere in modo angoscioso l’ultimo periodo della propria vita.