GROSSETO – “La nostra azienda è stata la prima ad avere recinzioni anti-predatorie – ha dichiarato Mauro Zambernardi, allevatore e socio di DifesAttiva -, proprio perché siamo stati tra i primi a subire forti attacchi da parte dei predatori e a passare le nottate in macchina nel 2009, per sorvegliare le pecore, prima di realizzare i ricoveri notturni, grandi abbastanza per contenere le mille pecore ad attitudine da latte che avevamo allora.”
“Siamo stati anche tra i primi a provare l’utilizzo di cani da protezione, all’inizio più per disperazione che per consapevolezza della loro importanza, e oggi ne abbiamo nove.”
“Quando siamo entrati a far parte dell’associazione DifesAttiva abbiamo avuto la speranza di non sentirci più soli.”
“Il lupo – ha proseguito Zambernardi -, che in queste zone è presente stabilmente da anni, ha sempre cercato, quando necessario, di eludere i sistemi di prevenzione e di arrivare a predare. Non abbiamo mai lasciato, però, nulla di intentato.”
“Abbiamo sempre cercato un confronto per migliorare la nostra strategia anti-predatoria, spesso anche cambiando in parte la gestione aziendale, comportando così un aumento dei costi ma anche del livello di protezione.”
“Abbiamo accolto alcuni volontari del progetto di assistenza ‘Volontari attivi in azienda’, creando con loro competenze e rapporti di amicizia duraturi.”
“Il confronto, per noi, è stato essenziale, anche se la svalutazione del latte sul mercato e l’assenza del cambio generazionale sono due punti pesantissimi per moltissime aziende zootecniche.”
“Non tutte le aziende sono uguali e di conseguenza anche la strategia anti-predatoria non può essere uguale per tutti, ma noi così facendo non abbiamo mai dovuto chiudere le porte al turismo, offrendo il passaggio alle visite guidate che hanno permesso ai turisti di conoscere realtà imprenditoriali locali anche grazie alle degustazioni di formaggi e altri prodotti tipici; le guide sono servite anche per far comprendere quale sia il corretto comportamento che bisogna adottare nel caso in cui si stia attraversando un’area (normalmente privata o in affitto) dove ci sia la presenza di cani da protezione.”
“La rete con le strutture turistiche ha permesso di evitare di fare fantomatici allarmismi dove non c’è la necessità.”
“Tutto questo – ha concluso -, seppur ben documentato, non risulta di interesse pubblico perché come sempre chi non urla non è ben visto. Non fa audience, ma rende le esperienze utili ad altre realtà”.