CASTIGLIONE DELLA PRESCAIA – La zona di Ponte Giorgini così come la vediamo oggi è relativamente recente; prende origine da quella che noi chiamavamo la Valdichiana per la presenza di numerose persone provenienti dall’aretino. Di là dai ponti “for che qelchedun de loro (Castiglionesi) sem tutti de noi”.
Ma si sa che i castiglionesi sono spesso erroneamente selettivi, perché se è vero che per la conformazione assomiglia ad un prolungamento della Marina grossetana, e che ha accolto numerosi aretini, tuttavia è sempre stata popolata anche da indigeni e presenta una bellezza che ne fa un tutt’uno con le altre contrade.
Il comune di Castiglione finiva a tre quarti del ponte Giorgini, dove c’era l’officina del Lotti, e oltre quel punto era comune di Grosseto. Solo nel 1956 “di là dai ponti” è diventato comune di “Castiglioni”.
Anche come rione marinaro nasce successivamente agli altri e anche nelle “generalità” si connota con il nome di quel ponte che unisce due metà di un unico paese.
La strada provinciale delle Collacchie attraversa il rione, dividendo la parte prospiciente l’arenile da quella prossima alla pineta e conferendo la caratteristica di “paese sulla strada” tipico di luoghi presenti nel livornese.
Anche questa parte del paese si è poi ulteriormente popolata con l’abbandono del Ghetto e con l’arrivo di persone che erano presenti nei casolari della Canova. Oggi è una richiesta zona di mare e un’oasi di tranquillità.
Sul ponte, Fuego camminava dietro a Silvana senza guinzaglio né collare. Un passo lei, un passo lui. Non si azzardava ad attraversare la strada se non dietro la padrona, ma che dico la padrona, la sua mamma.
Fuego era un cane di altri tempi, di quelli capaci non solo di memorizzare abitudini e orari, ma anche di eseguire le ritualità giuste per far gioire se stesso e chi lo accudiva.
Andiamo per ordine. Fuego si era fatto adottare, sì proprio così, si era presentato a casa dei miei suoceri e non se ne era più andato. Nessuno aveva reclamato quel meraviglioso setter bianco e nero che per Pietro, accanito tifoso della Juventus, era stato come un dono del destino, un cane Juventino.
Avevano chiesto al Pestellini che ne aveva uno simile ma lui non ne sapeva niente. Decisero di tenerlo.
Aveva subito amato la nuova famiglia, ammesso che ne avesse avuta una prima, ed era diventato il cane di casa. Era un cane meraviglioso che, come tutti i cani, viveva per la famiglia.
La mattina accompagnava Anna alla fermata della Rama, attendeva che fosse salita e poi se ne ritornava a casa. Dopo seguiva Silvana fino a casa della nonna Alduna e ritornava alla fermata ad aspettare che Anna tornasse proprio nell’orario giusto. Non era capace ad andare a caccia, anzi gli spari lo spaventavano molto, ma la sera, al rientro del Luigiotto, lo trovavi in panchina ad aspettare la carezza di Pietro.
Pietro però aveva bisogno anche di un cane per andare a caccia e fu così che entrò a far parte della famiglia una bellissima cokerina nera, Lilli. E qui successe il fattaccio. Fuego era un maschio, Lilli una femmina, li tenevano divisi nel periodo critico ma…
Una mattina, era vicino alla Pasqua, Anna vide degli strani movimenti nella terrazza dove stava Lilli e urlò “mamma ci sono dei topi in terrazza!” Dei meravigliosi cucciolini erano attaccati a Lilli. Non erano topi ma sette cagnolini generati dall’accoppiamento tra i due cani tenuti divisi ma non abbastanza, evidentemente. Nessuno si era accorto di niente perché Lilli era piuttosto cicciottella ed aveva ben celato la gravidanza.
Furono dati tutti in adozione, tranne uno che fu chiamato Alfio. Credo che Alfio abbia diritto ad essere ricordato non solo per essere stato il “frutto della distrazione” e del successivo allontanamento di Lilli che fu adottata da un amico, ma anche per il fatto che andava in mare tutti i giorni, per le nuotate furibonde che faceva tuffandosi in acqua all’altezza del molo quando il Luigiotto rientrava dalla pesca ma sopratutto per la longevità. Alfio ha vissuto per ben 23 anni, incredibile ma vero. Cani di di altri tempi.
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