GROSSETO – “Ieri con il ricorso alla “tagliola” – ha dichiarato Ginevra Detti dell’associazione Grosseto Città Aperta -, un meccanismo che impedisce di discutere le proposte di legge nel merito degli articoli, è stato affossato in Senato il Ddl Zan”.
“Chi ha votato per questa procedura lo ha fatto per evitare di discutere uno strumento di civiltà, che avrebbe introdotto «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità», allineando finalmente l’Italia agli altri 20 Paesi del Consiglio d’Europa, 11 nell’Unione europea, che si sono già dotati di norme analoghe”.
“Lega e Fratelli d’Italia (ma non solo) – ha proseguito – hanno fatto in modo di lasciarci al fianco di paesi come Polonia e Ungheria, ottenendo la loro “vittoria”: impedire che il Parlamento faccia ciò per cui è costituito.”
“Come troppo spesso avviene sul tema dei diritti civili (vedi i referendum su eutanasia e cannabis del prossimo anno), abbiamo nuovamente assistito ad un Parlamento che, sordo alle esigenze della società civile, ha abdicato al suo ruolo di arena del confronto, diventando sostanzialmente uno stadio in cui ognuno si limita a sventolare la sua bandiera”.
“Grosseto Città Aperta – afferma Ginevra Detti – è al fianco di chi ieri ha visto ignorate le sue richieste di tutela e a livello locale farà quanto necessario e possibile per ascoltare e dare risposta alle loro istanze. Non ci fermeremo”.
“Oramai dal 1993 la legge Mancino condanna incitamento all’odio, discriminazione e violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Significa forse che prima non era punito chi usava violenza contro qualcuno per il colore della sua pelle o la sua fede? Ovviamente no”.
“Però un reato del genere è aggravato in quanto “crimine d’odio”, reato che prescindendo da un conflitto personale, offende non solo la fisicità dei corpi, ma l’eguaglianza e la dignità delle vittime. Una dimensione anche ideale”.
“Secondo noi di Grosseto Città Aperta oggi è impossibile negare che comunità Lgbtqia+, donne e persone con disabilità abbiano bisogno di una tutela speciale, invece è proprio ciò che abbiamo visto accadere in aula”.
“Al netto dei margini di miglioramento – ha spiegato – nella discussione parlamentare, intorno al DDL Zan si sono affollate le più fantasiose fake news e teorie del complotto: dall’introduzione della fantomatica “teoria gender” nelle scuole, che fa paura a tutti ma è sconosciuta ai più, passando per la violazione della libertà di opinione per i difensori della “famiglia tradizionale”, arrivando persino a tirare in ballo il tema della gestazione per altri, non menzionato nella legge.”
“Soprattutto dalla destra vicina alle istanze delle aree più conservatrici della Chiesa cattolica e degli estremisti Pro-Life, abbiamo sentito critiche infondate e pretestuose”.
“Con il solo scopo di dare voce a un pezzo di elettorato spaventato dal progresso che ci fa avanzare insieme all’Europa, come è già accaduto per aborto, divorzio, fecondazione assistita, unioni civili e testamento biologico”.
“Ieri in senato i partiti che hanno affossato il Ddl Zan non hanno adempiuto al compito assegnatogli dagli elettori, scrivere a più mani la legge migliore per il paese, limitandosi a gettare fumo negli occhi e benzina sul fuoco di un conflitto sociale che sta spaccando il Paese, sperando in una manciata di voti in più alle prossime elezioni”.
“A scontarne le conseguenze – conclude Ginevra Detti – saremo in milioni di cittadini lasciati inascoltati”.
“Siamo sicuri però che un lato positivo c’è: tutte le coscienze, tante, che si sono risvegliate in questo anno di dibattito non scompariranno con la legge. Al contrario, continueremo a pretendere di vivere in un paese sempre più laico, rispettoso e libero per tuttə.”