GROSSETO – Si conclude con la definitiva condanna dell’imputato la vicenda giudiziaria della morte di Pietro Magagnini, 46 anni, il commercialista investito sulla pista ciclabile nell’intersezione tra via della Repubblica e via Arcidosso a Grosseto, il 9 agosto 2013. La Corte di cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato alla sentenza della Corte di Appello di Firenze che lo aveva condannato alla pena di un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa) e al risarcimento del danno da liquidarsi in sede civile.
L’imputato (difeso dall’avvocato Luca Montemaggi) era stato tratto a giudizio per aver causato la morte di Pietro Magagnini perché alla guida di un carroattrezzi “non regolando la velocità adeguatamente in modo da evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone e delle cose, nell’attraversamento di un centro abitato ed in prossimità dell’intersezione stradale con via Arcidosso” andava a 90-95 km/h superando il limite di velocità prescritto in 50 km/h, e omettendo di dare la precedenza alla bicicletta di Magagnini, che provenendo dalla pista ciclabile transitava sull’attraversamento ciclabile”
Magagnini, in seguito all’urto, fu sbalzato sulla strada.
La vedova di Pietro Magagnini, Stefania Toninelli, si è costituita parte civile con l’assistenza “dell’avvocato Alessandro Antichi ed ha sostenuto l’accusa in ogni stato e grado del procedimento contribuendo all’esatta ricostruzione della dinamica del sinistro anche mediante l’ausilio della consulenza di parte prestata dall’ingegner Lorenzo Loreto”.
“L’imputato – afferma l’avvocato Antichi – si era infatti difeso affermando che il sinistro sarebbe stato ascrivibile alle condizioni del manto stradale che avrebbero inciso sulla possibilità di un corretto arresto del carroattrezzi e comunque alla violazione da parte del ciclista dell’obbligo di dare la precedenza immettendosi nella circolazione dalla pista ciclabile”.
“La sentenza della Suprema corte mette definitivamente in chiaro che la dinamica del sinistro nel quale ha trovato la morte Magagnini è stata correttamente ricostruita nelle sentenze di merito, sulla base delle risultanze delle prove assunte in dibattimento: Magagnini è stato investito quando si trovava ancora sulla pista ciclabile dal veicolo che, viaggiando a velocità sostenuta, ha omesso di dare la prescritta precedenza al ciclista e non è stato in grado di arrestarsi in tempo per evitare la collisione”.