Green pass sì o green pass no? Sembrerebbe questo l’annoso dubbio dei nostri tempi.
Per avere un’idea più chiara, abbiamo rivolto le nostre domande a due personaggi di spicco della comunità grossetana, Carlo De Martis e Paolo Serra, entrambi avvocati, che professano due opinioni diverse, se non opposte, in tema di vaccini e di green pass.
Carlo De Martis, consigliere appena eletto per Grosseto Città Aperta, cosa pensa delle nuove restrizioni?
“Sono favorevole perché ritengo che siano delle misure necessarie per garantire che non si ripeta ciò che è avvenuto circa un anno fa, tutelando così il lavoro di tutti.”
“Vorrei ricordare che all’estero, come in Gran Bretagna, dove sono state tolte le restrizioni, si è avuto un aumento esponenziale dei casi da Covid-19.”
“Ovviamente non possiamo permettercelo.”
Lei è vaccinato?
“Assolutamente sì.”
Qual è la sua posizione, in qualità di consigliere e anche di avvocato, sul green pass? Non si rischia di limitare il diritto al lavoro o allo studio?
“Prima di tutto va ricordato che le limitazioni sono superabili tramite il vaccino, uno strumento gratuito, disponibile e ove mai ci fossero delle condizioni di salute che non permettono di vaccinarsi non scattano le restrizioni.”
“Sottolineo, inoltre, che la salute è un bene pubblico, oltre che privato, e adottare misure – ancorché non piacevoli per nessuno – necessarie per tutelare la collettività è fondamentale.
A livello operativo, inoltre, l’esibizione di un green pass è una delle cose più banali che ci siano.”
Farà l’eventuale terza dose?
“Certo. Se le indicazioni sanitarie saranno quelle di fare la terza dose, la farò sicuramente.”
Paolo Serra, consigliere appena eletto per Fratelli d’Italia, che cosa c’è alla base della sua battaglia contro il green pass?
“La mia non è una battaglia contro il green pass, ma una lotta a favore della libertà di scelta che parte innanzitutto dal rifiuto dell’obbligo vaccinale per i sanitari.”
“Ritengo che si possano imporre dei trattamenti sanitari obbligatori, direttamente o indirettamente tramite la legge, soltanto quando vi sono univoche risultanze scientifiche e non è questo il caso, come si evince anche da alcune relazioni presentate alla commissione affari costituzionali del senato.”
Lei è vaccinato?
“Non sono vaccinato. Non lo sono perché faccio ciò in cui credo.”
Ci sono tante persone che sposano la sua visione dei fatti?
“Tante persone preferiscono fare il tampone perché ritengono che il vaccino non sia una misura sicura ed efficace.”
“Ritengo, inoltre, inaccettabile e discriminatoria la misura che prevede l’utilizzo del green pass, non solo per chi vuole andare al cinema o al ristorante, ma anche per chi debba accedere al luogo di lavoro o all’università.”
Farà mai il vaccino?
“Mai. Serviranno tantissimi anni prima che si possa dire che le sostanze contenute nel vaccino non sono dannose e forse a quel punto lo farò.”
“Ritengo assolutamente assurdo, inoltre, che il vaccino sia stato imposto ai giovani, visti anche i dati statistici, soprattutto perché non si conoscono gli effetti nella media e lunga distanza e un giovane si potrebbe ritrovare tra qualche anno con malattie gravi.”
“Ricordo, infine, che questi vaccini che sono stati commercializzati a condizione, ossia sono ancora sottoposti a sorveglianza addizionale perché in una situazione di emergenza sono stati introdotti sul mercato senza che fossero forniti tutti i dati clinici richiesti normalmente.”