GROSSETO – «La dottoressa mi ha detto che dovevo premunirmi prima e ha ribadito che in caso di emergenza la competenza spetta al 118 e che l’indomani, se non fosse successo nulla di grave, potevo benissimo recarmi dal mio medico curante per la prescrizione e poi andare in farmacia» così Olena, una lettrice, lamenta la risposta data dalla Guardia medica contattata telefonicamente il 29 settembre sera.
«Erano le 23,30 quando un mio congiunto che soffre dalla nascita di una rara sindrome endocrinologica che non gli permette di produrre cortisolo, ormone indispensabile alla sopravvivenza, ha avvertito un malessere. Per scrupolo, per fronteggiare una eventuale emergenza, ho controllato la scorta di farmaci salvavita e mi sono accorta che erano scaduti da dieci giorni».
«Ho chiamato la Guardia medica, dicendo che avevo i documenti dell’endocrinologo che attestavano la necessità, e che avevo bisogno della ricetta. Mi è stato risposto che il turno era terminato alle 22, e che in caso di emergenza potevo rivolgermi al 118 soprattutto visto che siamo in tempo di Covid e che lei a casa non sarebbe venuta per nessuna ragione» prosegue il racconto.
«A nulla è valso il tentativo di spiegare che comunque tale farmaco va somministrato tempestivamente essendo un salvavita, proprio nell’attesa dell’intervento del 118. ha risposto che dovevo premunirmi prima, e alle mie insistenze ha interrotto la telefonata».
«Dopo aver consultato il 112 ho chiamato la farmacia di turno e ho appreso che, fortunatamente, i documenti rilasciati dall’endocrinologo erano sufficienti per il rilascio del farmaco».