CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Don Aldo noi lo chiamavamo Donaldo, tutto attaccato, ed il don non si riferiva alla tonaca nera che indossava, ma faceva parte del nome. Se volevamo qualificarlo come prete lo chiamavamo don Palombo.
Era un uomo abbastanza corpulento anche se appariva tale solo se in compagnia di Quinto il Charles Bronson di “nojartri”, al contrario se era con il sor Maso della Canova pareva un fuscello. Portava sempre la tonaca nera lunga fino ai piedi e indossava sempre gli occhiali. Il carnato era molto variabile, si passava dal pallido al rossiccio a seconda del momento della giornata. Ed anche questo colorito aveva il suo perché.
Fumava le super, e ne fumava tante seduto al Bar Porrini dove Aldo, con addosso il grembio bianco, gli serviva caffè e qualche buon bicchiere. Amava conversare con gli amici più ̀intimi, Quinto e Maso. Era un sacerdote dalle qualità umane difficilmente riproducibili. La sua generosità non aveva uguali. Era colto ed in conversazione era molto piacevole, a volte divertente, comunque sempre ironico.
A noi ragazzini incuteva un sentimento che andava dal rispetto per la persona e per il ruolo che rappresentava alla paura che potesse raccontare ai genitori ciò che noi raccontavamo a lui e al vice parroco don Ugolino in confessione. Per ritornare in canonica, spesso, era necessaria la disponibilità di qualche parrocchiano che lo “caricava” in auto e lo accompagnava sin dentro la sua abitazione.
Qualche volta si recava a Grosseto per frequentare il dottor Spinosa, noto tisiologo grossetano, che era suo cognato e presso cui ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. Aveva scelto una vita impegnata ad aiutare il prossimo sopratutto chi aveva bisogno di sostegno sia spirituale che materiale. Il suo essere uomo oltre che prete lo faceva sentire uno del paese e quindi gli veniva perdonato quando “faceva finta” di rivelare le confessioni di qualche parrocchiana un po’ vispa, o quando nella messa di mezzanotte di Natale o Pasqua era costretto a chiedere l’aiuto del Serafin per poter concludere la celebrazione.
Insomma era un uomo con tutti i pregi e i difetti di un uomo e per noi Donaldo o Don Palombo era il Prete che insieme a Don Ugolino ci ha accompagnati dalla nascita nel percorso della vita.
Si racconta che abbia speso in opere caritatevoli anche ciò che possedeva da secolare oltre ovviamente ciò che con ostinazione e impegno riusciva a raccogliere dalla generosità di chi poteva aiutare gli altri. Donaldo, tutto attaccato, riusciva a fare del bene con ciò che veniva donato da chi poteva senza che i beneficiari dovessero sentire il peso morale delle donazioni. Era un prete e anche un uomo di altri tempi.
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