GROSSETO – “Assistiamo in questi giorni ai primi confronti elettorali, ormai ineludibili visto l’avvicinarsi del voto. I maggiori partiti si accusano l’un l’altro di non aver rispettato le promesse elettorali, cercando di stimolare la memoria degli italiani, da sempre notoriamente corta, per il proprio tornaconto, ovvero mettendo in risalto i soli errori dell’avversario”.
Emanuele Perugini, candidato sindaco per il Polo Civico per Grosseto e per Insieme per Grosseto, è «stanco di vedere le solite passerelle elettorali, senza pensare ai bisogni dei cittadini».
“Ma se Grosseto ha un centro storico dove gli esercizi commerciali chiudono, le responsabilità non sono certo di uno solo – prosegue Perugini -. Non è che i centri commerciali che oggi richiamano i grossetani in periferia siano spuntati come i funghi, e se uno straccio di programmazione urbanistica è stata attuata negli ultimi decenni il risultato doveva essere atteso. La Maremma conferma pertanto di non essere esente dall’impostazione tutta italiana di una politica a rimorchio dell’elettorato, incapace di anticiparne le esigenze più banali, ma “tirata per la giacchetta” di fronte alle emergenze quotidiane”.
“Oggi questo gioco delle parti è ancora più fastidioso perché, nonostante tanti abbiano conservato il logo di una forza politica, si ha la netta sensazione che si tratti più di marketing che di una reale identificazione in un’idea – continua il candidato sindaco -E come potrebbe essere altrimenti? Negli schieramenti che concorreranno alle prossime elezioni comunali si fatica a cogliere qualche analogia con la politica nazionale, dove ad eccezione di Fratelli d’Italia abbiamo un governo in cui si ritrovano (quasi) tutti insieme, per la verità con scarsa passione, in attesa di spartirsi i soldi del recovery found (…sostengono i maligni)”.
“Un presidente del Movimento 5 stelle – che oggi non si sa se sia sempre un movimento o un partito, viste le giravolte compiute – che viene a benedire la candidatura del segretario comunale del Pd (che quasi certamente vede per la prima volta) mentre alle elezioni suppletive per il parlamento nel collegio di Siena il segretario nazionale del Pd si presenta senza il simbolo – spiega Emanuele Perugini – I leader nazionali appaiono sempre più lontani dai problemi dei territori, ed anche da quelli di tutti i giorni dei cittadini: nonostante la massiccia presenza sui social nessuno posta una foto del suo vaccino, nessuno affronta il problema dell’eutanasia, nonostante il clamoroso successo della raccolta di firme sulla proposta di referendum. D’altronde, sebbene tutti tuonino da sempre che il popolo deve scegliere chi governa, oramai si susseguono presidenti del consiglio non eletti come quello attuale, del resto, spesso nemmeno ipotizzati prima delle elezioni, e addio libertà di scelta. Il teatrino è diventato veramente stucchevole”.
“Io e i candidati del Polo Civico e della lista Insieme per Grosseto abbiamo tutti forti difficoltà a riconoscerci in una forza politica nazionale, almeno in virtù di un ragionamento e non di un atto di fede – conclude Perugini – Sono decenni, almeno da quando Montanelli invitò a votare turandosi il naso, che tanti in cabina elettorale mettono la croce sul meno peggio, e sempre più sono quelli che hanno proprio rinunciato a recarsi a votare. E’ a queste persone per prime a cui rivolgo il mio appello: la mia candidatura vuol proprio mettere la coerenza al primo posto. Se fossi sicuro che le forze politiche che oggi si propongono s’impegneranno realmente per realizzare anche solo la metà delle promesse che fanno, non esiterei a sostenerle. La realtà che viviamo tutti i giorni noi grossetani certifica invece che da tanto tempo ormai i professionisti della politica al momento di prendere le decisioni più che all’interesse dei molti badano a preservare il potere, in mano a pochi.
Abbiamo dunque bisogno di uomini e donne che non affoghino nel burocratese ma con un minimo di coraggio tornino a mettere al primo posto il bene comune, e per questo, in un’Italia in cui tutti i partiti politici sono a vario titolo più o meno screditati, occorre ripartire dal civismo, che è la base della civile convivenza, e smetterla di credere che un giorno arrivi qualcuno da fuori che risolverà i nostri problemi: abbiamo avuto Leopoldo di Lorena, ora bisogna crescere noi. E noi ci proviamo. Per questo “Noi siamo tutti un’altra storia”.