GROSSETO – “La completa cancellazione degli argini del canale Diversivo dal tessuto urbano ha costituito una cicatrice indelebile per Grosseto”, a dirlo è il candidato sindaco dei Liberali, riformisti e socialisti Valerio Pizzuti.
“Quei muri di terra argillosa rafforzati dalla trama della gramigna e alleggeriti dal frusciare delle cannucce – prosegue – erano stati eretti da miglia di terrazzieri giunti da ogni parte di Italia; in gran numero dall’Aquila, dalla Romagna e dal Veneto. Ma c’erano anche tanti maremmani: di pianura e di collina, della nostra montagna.
I terrazzieri, armati di piccone e pala, di vanga e carriola, furono anche la prima forza lavoro capace di organizzarsi in quelle cooperative che segnarono la storia sindacale della nostra terra.
Le acque dell’Ombrone che scorsero fra quegli argini contribuirono a bonificare la Maremma dalla metà dell’ottocento fino all’avvento del fascismo. Assieme all’opera di presa, quella della Steccaia, furono un lavoro monumentale che segnò tutta un’epoca e il destino di una terra che soltanto governanti stranieri seppero strappare alla loro miseria congenita e a quella indotta dall’incuria e dalla depredazione dei governanti conterranei.
L’abbattimento di tutto il tratto cittadino ha cambiato, in quell’area, l’orizzonte dei grossetani, per decenni limitato da quell’argine silenzioso ma sempre presente. Peccato perché anche da un punto di vista dell’organizzazione della città si sarebbe potuto fare molto di più che abbattere soltanto: creare un piccolo parco acquatico, un percorso naturalistico con animali ed essenze arboree locali, un punto di ritrovo per giovani ed anziani.
L’occasione c’è ancora, un po’ più defilata ma sicuramente ancora più evocativa e spettacolare. Si tratta della località “Steccaia”, laddove il Diversivo prendeva, nasceva e acquisiva forma incanalando le acque torbide e ricche di limo dell’Ombrone; destinazione il “Padule” di Castiglione.
Per fortuna negli ultimi anni sono stati eseguiti lavori di manutenzione che hanno arrestato il degrado dell’intera zona; tuttavia l’edificio più importante di tutte le opere di bonifica, il “Ponte Tura”, dove erano alloggiate le “cateratte” che governavano il flusso di acqua da prelevare dall’Ombrone, versa in cattivo stato ed è lì a rammentarci che dobbiamo fare qualcosa.
Davanti all’austero edifico chiamato “Ponte Tura”, onomatopeicamente rievocante le sue funzioni, l’alveo del Diversivo, ormai invaso da miriadi di piante selvatiche, aspetta soltanto di essere riempito di acqua dell’Ombrone; l’edificio si presterebbe benissimo a centro studi/piccolo museo della bonifica e dei terrazzieri. Con una passeggiata di poche centinaia di metri, costeggiando l’Ombrone da un lato ed accompagnati da un canale del Consorzio di Bonifica dall’altro lato, si raggiunge l’ampia terrazza dove una piccola piramide ricorda l’inaugurazione dell’opera e il suo realizzatore della famiglia dei Lorena. La passeggiata, attrezzata, potrebbe avere anche un indirizzo didattico per ragazzi ed adulti. Il laghetto realizzato davanti all’edificio delle “Cateratte” sarebbe un ottimo parchetto fluviale dove le specie ittiche e anfibie, tipiche della Maremma, potrebbero riprendere vita e diffondersi.
Naturalmente il tutto va pensato in una economia di scala che consenta un autosostentamento finanziario per cui l’intera area del parco, che si estenderebbe dal laghetto allo scivolo della “Steccaia” dovrebbe essere dotato anche di quelle infrastrutture sociali capaci di attrarre e di dare un reddito.
Integrando le varie attività, il pubblico con il privato, promuovendo il coordinamento fra tutti gli Enti e le organizzazioni interessate si raggiungono, più scopi: salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente, onore alla memoria delle nostre origini, posti di lavoro e reddito per gli addetti”, conclude Pizzuti.