SCANSANO – «Grande successo della raccolta di firme contro la geotermia a Scansano». Ad affermarlo è il Comitato Scansano Sos Geotermia che ha raccolto l’adesione di oltre 1.600 cittadini per chiedere il ritiro dei permessi di ricerca rilasciati in Maremma e a sostegno delle proposte di modifica del Piano Energetico della Regione Toscana.
I moduli sono stati consegnati oggi dal portavoce del comitato, Matteo Ceriola, all’ufficio del protocollo del Comune che le unirà a quelle raccolte dall’amministrazione comunale.
«Il lavoro del comitato, in questi cinque anni di impegno per informare e orientare i cittadini, ha consolidato un fronte vasto e trasversale che ha unito tutta la cittadinanza, le forze politiche e le realtà economiche e produttive.
Il dialogo continuo e fermo con la Regione e la fiducia nella verità dei fatti stanno producendo importanti risultati: l’Unione Europea sta per cancellare la geotermia dall’elenco delle fonti energetiche rinnovabili e sostenibili, di conseguenza il Governo nazionale e la Regione Toscana hanno riconsiderato le loro politiche energetiche nelle quali la geotermia avrà un ruolo marginale e riceverà finanziamenti soprattutto per adeguare gli impianti esistenti. Quindi, come ha assicurato l’assessore alle attività produttive Leonardo Marras, la Regione non rilascerà permessi per la realizzazione di centrali in Maremma, dove la Non idoneità già decretata sarà considerata tassativa».
«A maggior ragione – scrive il comitato – appaiono assolutamente illogici i permessi di ricerca in base ai quali a Scansano e a Magliano in Toscana possono essere realizzati pozzi di 3.500 metri, per un costo di 12 milioni di euro per sito, invasivi e dannosi per l’ambiente e per l’economia della zona quanto una centrale. Illogici perché non ha senso studiare fluidi che non potranno essere sfruttati. Dannosi perché emissioni e sismicità indotta – il terremoto di Strasburgo insegna – provocherebbero danni inestimabili. La Regione ha ribadito di non aver potuto negare permessi di ricerca rilasciati in virtù della legge mineraria nazionale. Ma insistiamo: un elementare principio di precauzione e l’attesa della sentenza del Tar sui ricorsi presentati, fissata per ottobre suggeriscono quanto meno una sospensione degli atti. Ci auguriamo che prevalgano la saggezza e la tutela del territorio».
«Continueremo a vigilare – conclude il comitato – e intanto esprimiamo un ringraziamento di cuore a quanti hanno aderito a questa battaglia e a quanti si sono adoperati, in condizioni rese più difficili dalla restrizioni dettate dal Covid, per raccogliere le firme».