CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Lo sbattere delle sartie contro l’albero della barca del Donnini è così forte e ripetitivo da sembrare irreale. Siamo in un sabato del periodo della “austerity”. Nessun rumore di auto sulla strada. Si sentono suoni che prima non riuscivamo a percepire. Ci è capitato tra capo e collo. Per fortuna oggi c’è il matrimonio di Paolo e Patrizia a movimentare la giornata. Stasera poi al “Pussicat” a festeggiare.
La carrozza con i cavalli accompagna i promessi sposi in Chiesina. Solo il rumore degli zoccoli e delle ruote. Intorno le persone che parlano a bassa voce. Fanno i soliti commenti sul vestito della sposa e dello sposo. Non ci sono rumori a disturbare le chiacchiere. Biciclette se ne vedono. Sono il mezzo di locomozione più veloce. Qualcuno azzarda l’uso di un monopattino o dei pattini. Ci si organizza.
Dalla discesa che porta a via Camaiori un carretto scende a tutta velocità. “Se ci chiappa ci falcia a tutti quel matto”. “Non riesco a capire chi è”. Tutti in chiesa e fuori il silenzio è ancora più rumoroso! Finita la cerimonia via tutti dietro i novelli sposi a festeggiare. Non è l’incipit di una storia è ciò che accadde nel primo sabato di austerity a Castiglione della Pescaia. Ne seguirono molti altri. Molti.
“Voglio andare al cinema a Grosseto”. “Bisogna guardare bene gli orari della Rama e poi calcolare il tempo tra la fermata e il cinema. Sennò come ci si ritorna a casa?”. Fino al venerdì vita per così dire usuale, poi sabato e domenica la rivoluzione. Abituati a muoverci in libertà con motorini e auto l’essere confinati ci faceva sentire prigionieri. I più insofferenti eravamo proprio noi ragazzi.
Gli adulti riuscivano a gestire in maniera più razionale la situazione. Tuttavia si lamentavano. “Oggi sarei dovuto andare a Follonica a portare queste cose a mia zia… invece…”. “Misamillanni che arrivi lunedì per riprendere la vita normale”. “Io invece sto proprio bene”. I contenuti delle conversazioni erano più o meno questi. Comunque poi alla fine ci si organizzava e si riusciva a fare quasi tutto.
In televisione si scoprivano i rimedi inventati dagli abitanti delle grandi città per far fronte alla novità. Carrozze con i cavalli, trenini trainati dalle biciclette, tandem, macchinette a pedali. Insomma la fantasia aguzzava come al solito l ingegno. Poi ci si riempiva la bocca parlando di shock petrolifero senza sapere bene quale fosse il vero significato.
Ma quelle giornate “pulite” sono rimaste nel cuore di chi le ha vissute. Niente a che vedere con le “domeniche a traffico limitato” di oggi è nemmeno con le giornate “rosse” che stiamo vivendo. E mi ricordo… di aver sognato una Multipla. No, non una multipla moderna ma una 600 multipla. Come quelle che giravano a Roma negli anni “anta” e che venivano utilizzate come taxi. L’ho sognata un po’ come Giacomo sognava Scott nel libro di Carofiglio “Il silenzio dell’onda”, quasi umana. Mi parlava, mi ricordava… e mi diceva di essere la mamma dell’hockey club Castiglione.
E’ proprio così. Il Bargagna o Bragagna, non ricordo bene, ah si Bargagna, gestiva l’attuale hotel Sabrina e l’allora Hotel Davide. Davide era il figlio minore, la figlia, molto più grande, si chiamava Mila. Gestiva o comunque aveva la disponibilità anche del piccolo locale in cima a Poggio d’oro, La Capannina, oggi ritrovo molto famoso tra i giovani.
Proprio nei pressi della Capannina c’era una pista di pattinaggio con tanto di spalti fatti a gradoni da un lato e il dirupo dall’altro, il tutto delimitato da una staccionata. Sta proprio nel connubio tra quel signore, la Multipla e la Capannina che nacque la passione per l’hokey.
Mila amava pattinare ma da sola certo si annoiava un po’. Anche noi ragazzetti pattinavamo ma non l’avevamo mai fatto in pista, lo facevamo per strada, magari andando da una parte all’altra del paese per fare qualche commissione. “Vai e comprare un etto di caffè e un chilo di zucchero”. Partivo e a metà strada già ero in grosse difficoltà sulle quantità anche se ripetevo come un mantra la richiesta. Per fortuna che il buon senso del negoziante impediva che tornassi a casa con un etto di zucchero ed un chilo di caffè.
Non so quale fu l’occasione ma una volta fummo invitati insieme a Mila a pattinare alla Capannina. Salimmo in diversi sulla multipla grigia e partimmo in direzione Poggiodoro. Appena scesi inforcammo i pattini, si li inforcammo proprio, perché erano quel tipo di pattini che si indossano con le proprie scarpe regolandoli con una specie di chiavetta. Cominciammo a pattinare in pista e a girare in senso antiorario. Per i destrorsi era più facile rispetto al senso orario.
Passammo un pomeriggio molto bello e al segnale tutti pronti a tornare a casa. Ripetemmo l’esperienza più volte. Mancava tuttavia qualcosa. Fu così che un pomeriggio dentro la multipla trovammo delle mazze e delle palline. Non sapevamo come usarle ma ben presto ci adattammo e cominciammo a colpire la pallina passandocela l’un l’altro. Non era facile però. Continuammo ad allenarci ogni volta che con la multipla raggiungevamo la pista.
L’anno successivo con una specie di cerimonia fatta all’hotel Davide ci ritrovammo iscritti ad un campionato con tanto di maglia e numero impresso sul retro. Avevamo pattini veri, quelli con la scarpetta, ginocchiere, stinchiere e l’indispensabile “Conchiglia” per la protezione dei “gioielli”. Per il portiere tutta l’attrezzatura necessaria.
La multipla ci portava ogni settimana alla pista dei Pini di Marina di Grosseto dove sostenevamo i nostri allenamenti in notturna e pure le partite casalinghe. Alla guida Roberto Rosi, passeggeri giocatori Corrado, Claudio, Maurilio, Paolo, Adriano, Aldo, Fabrizio, Amos, Moreno, Eugenio, ovviamente non tutti insieme, oppure si…
I risultati in campionato erano eclatanti 10 a zero, 12 a zero e, qualche volta, eccezionalmente otto a due, ma sempre per gli altri. Praticamente un disastro.
Ecco la vera storia della nascita dell’hokey club Castiglione. Devo dire, purtroppo, che di quella magnifica dozzina mi dicono che siano poche tracce fotografiche nella sede attuale del club Castiglionese. Penso che sia una mancanza e non tanto per i componenti iniziali della squadra ma sopratutto per il 12^ componente, il signor Bargagna. Lui si che se lo meriterebbe di essere ricordato insieme alla 600 multipla. Spero che prima o poi qualcuno lo faccia.
Se volete leggere le vecchie puntate di “Ve lo racconto io Castiglione” cliccate QUI.