GROSSETO – Una signora anziana di 90 anni colpita da una grave forma di ictus, avrebbe rischiato importanti compromissioni cerebrali, se non il decesso, ma grazie a competenza, sinergia e determinazione del personale medico ed infermieristico del Dipartimento Emergenza Urgenza, della Neurologia (Dea) – Stroke Unit e Neuroradiologia, potrà tornare ai propri affetti familiari.
E’ successo ieri, domenica 22 agosto, poco dopo mezzogiorno quando la signora è caduta a terra nella sua abitazione per un’occlusione della arteria cerebrale media sinistra, una delle principali arterie che alimentano il cervello. Il caso si è presentato subito molto grave al personale medico del 118 giunto tempestivamente sul posto.
La donna era incapace di parlare e muovere il lato destro del corpo ed è stato disposto l’immediato trasferimento al Pronto Soccorso di Grosseto dove è arrivata alle 12.40. Sfruttando i vantaggi delle tecnologie di ultima generazione è stata completata la diagnostica e alle 13:20 ha iniziato la fibrinolisi sistemica. Appena 20 minuti dopo la paziente è partita per Le Scotte di Siena dove i medici interventisti dell’Unità Operativa Complessa Neuroimmagini e Neurointerventistica – Nint sono riusciti a riaprire l’arteria chiusa e quindi a concludere al meglio l’intervento; il tutto in meno di quattro ore.
“A Grosseto, dal 2012 – spiega il dottor Manuele Bartalucci neurologo e responsabile della Stroke Unit -, ogni anno viene trattato un elevato numero di pazienti, indipendentemente dall’età, solamente grazie alla stretta integrazione tra il personale del Dea della Neurologia (Stroke Unit) e Neuroradiologia, alla elevata professionalità derivante dal continuo aggiornamento, alla specializzazione sempre più dedicata ed all’esperienza maturata sul campo”.
La Stroke Unit è una equipe di medici, non solo neurologi, dedicata esclusivamente alla cura dell’ictus e alle sue immediate complicazioni creata appositamente per ridurre il tempo d’intervento per una patologia dove i tempi sono fondamentali per avere un esito positivo. All’ospedale di Grosseto questa struttura è stata istituita proprio in epoca Covid.
“La nostra attività malgrado la pandemia non ha mai subito rallentamenti – prosegue il neurologo – laddove, in altre realtà ospedaliere, si è puntato invece a contrarre le risorse. Inoltre, grazie alla creazione di percorsi differenziati anche per l’ictus è rimasta inalterata la Patologia Tempo Dipendente e questo ha comportato la possibilità di curare lo stesso numero di pazienti rispetto agli anni precedenti”, conclude il dottor Bartalucci.
L’ictus colpisce in Italia circa 200.000 persone in un anno, rappresenta la 2°-3° causa di morte dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori ed è la prima causa di invalidità. La prevalenza della malattia è in media 6,5% della popolazione. Dalle 100 alle 300 persone ogni 100.000 ogni anno vengono colpite. Maggiormente gli anziani. Fino ai primi anni del 2000 non c’erano vere e proprie cure per questa patologia, ma in seguito con l’avvento dei trattamenti sistemici (fibrinolisi) ed endovascolari, sempre maggiori sono state le possibilità di cura per questa drammatica patologia.