GROSSETO – «Il Consiglio di Stato ha respinto l’appello del Comune di Grosseto contro la decisione del TAR in favore delle famiglie che si erano opposte all’aumento delle tariffe relative ai servizi comunali per la prima infanzia, in vigore a decorrere dall’anno educativo 2012/2013», spiega Rinaldo Carlicchi, capogruppo Italia Viva in Consiglio Comunale.
«Si chiude così, con una condanna del Comune, una vicenda che si trascina dal 2012 quando al governo della città c’era Emilio Bonifazi e assessore al ramo Luca Ceccarelli – prosegue -. Il Comune aveva deciso di variare le tariffe di compartecipazione alle spese, immutate da sette anni, in una fase successiva alla sottoscrizione dei moduli di iscrizione da parte delle famiglie. Il Tar, a cui le famiglie interessate hanno fatto ricorso sentendosi danneggiate, ha “rilevato, accogliendo le censure del ricorso, un valore negoziale delle dichiarazioni racchiuse nei moduli di riconferma delle iscrizioni; con la conseguenza che – a prescindere dalla natura privatistica o pubblicistica dell’accordo così concluso – la volontà della parte privata aderente alle clausole unilateralmente predisposte dall’Amministrazione investiva tutte le prestazioni e controprestazioni dedotte in contratto, ivi compresa quella consistente nel pagamento della quota di compartecipazione a carico delle famiglie degli alunni”.
A questo punto entra in gioco la giunta Vivarelli Colonna che invia le cartelle esattoriali emesse per mancato pagamento alle famiglie che non avevano fatto ricorso al TAR. L’attuale assessore Giacomo Cerboni giustifica i provvedimenti come scelta tecnica degli uffici così come in tal modo spiega il ricorso al Consiglio di Stato rispetto alla decisione del TAR. E il ruolo politico?
Il centro destra era perfettamente a conoscenza della vicenda e, quando al governo c’era il centro sinistra, aveva appoggiato l’iniziativa e l’interpretazione delle famiglie. La memoria è però corta e soprattutto il ricorso è a spese dei cittadini.
Ma la giustizia è lenta, però le sentenze, prima o poi arrivano. Oggi come si giustificano Antonfrancesco Vivarelli Colonna e Giacomo Cerboni? Forse sarebbe stato meglio cercare una soluzione transattiva con le famiglie e risolvere il problema senza ulteriori spese per la collettività”, conclude Carlicchi.