MANCIANO – Sono state inaugurate questa mattina 19 agosto a Manciano Le Stanze, storici locali che hanno ospitato nel tempo molteplici realtà: dalle accademie borghesi dell’800 alla Casa del Fascio durante la Prima guerra mondiale; dalla sede dell’Enal alla sede dell’Avis. Oggi, dopo anni di abbandono, Le stanze tornano a risorgere, grazie a un importante intervento dell’amministrazione Morini.
“La storia di questi locali è immensa – spiega il sindaco Mirco Morini – e ogni mancianese sa bene che significano questi spazi e questo grande portone. Dopo un periodo in cui Le Stanze sono rimaste aperte solamente per brevi periodi, una o due volte all’anno, in occasione di qualche mostra o temporanea esposizione, oggi questa amministrazione consegna nelle mani dei mancianesi uno spazio di proprietà dei cittadini stessi. Il grande investimento che è stato fatto è il segno che Manciano sta crescendo anche grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale esistente”.
“Insieme a Far Maremma – afferma l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Manciano, Valeria Bruni – l’amministrazione di Manciano ha investito 150mila euro per la ristrutturazione de Le Stanze, per dare nuova vita a un edificio che oggi più che mai ha bisogno di ritornare a praticare la cultura insieme alla socialità tra le persone”.
“Le Stanze – commenta Cristiano Bellezzi, bibliotecario della biblioteca comunale di Manciano Antonio Morvidi – sono luoghi cari a ogni mancianese, pregni di storia e di assoluta bellezza. Il lavoro di recupero che è stato fatto sull’edificio e sugli interni dei locali rispetta totalmente i materiali e gli oggetti originali. Per esempio, il grande portone dell’ingresso è stato restaurato rispettando la sensibilità dell’epoca, così come la porta interna in vetro che riporta la scritta originale ‘Enal’. Restano così i locali e i muri di un tempo, la lapide che ci parla dell’amicizia di Pietro Aldi, i segni della ricchezza e della nobiltà, le tracce del popolo che vi è passato”.
CENNI STORICI “LE STANZE” dall’archivio del circolo Arci di Manciano
Sappiamo poco e tanto dei locali in cui siete appena entrati. Sappiamo che il quartiere in cui si trova questo complesso fu costruito nel tardo Medioevo e che forse l’uso era pertinente a quello degli altri edifici pubblici che gravitavano intorno alla torre civica già nel periodo senese di Manciano. Probabilmente fu la sala della comunità durante la dominazione medicea, quando il cassero cadde in abbandono.
Nella seconda metà del Settecento, con il suo ripristino, funzionale alla riforma amministrativa di Pietro Leopoldo di Lorena, Le Stanze persero la funzione pubblica che avevano esercitato fino ad allora se il Catasto Lorenese intorno al 1815 registra lo stabile come sottoposto a uso privato.
Non altro: ci sono un documento, qualche ipotesi, l’osservazione materiale dello stabile e dei contesti.
Alla metà dell’Ottocento l’alta borghesia mancianese, sotto l’egida, tra gli altri, della famiglia del pittore Pietro Aldi, vi si insediò con una di quelle accademie che si andavano diffondendo in tutta Italia: nella Società dei Risoluti si accese la retorica risorgimentale e si soffiò sul fuoco della propaganda patriottica; possiamo immaginare che si organizzarono rappresentazioni teatrali; si dice che qui ebbe diffusione la letteratura scapigliata, e che vi si ritrovarono i più ingegnosi spiriti mancianesi, resi inquieti e turbolenti dalla noia di una vita agiata. Non sappiamo nemmeno quale fu la fine dell’accademia mancianese. Se si spense poco a poco al volgere del XX secolo o se era ancora in vita quando Le Stanze ospitarono la Casa del Fascio e l’Opera Nazionale Dopolavoro. Una foto degli anni Trenta mostra lo scoprimento di una lapide sulla facciata: i documenti per ora tacciono sul suo contenuto; i vecchi non ricordano. Finita la guerra la comunità di Manciano aveva ormai perso la proprietà del complesso, requisito insieme ai beni degli enti fascisti ed entrato a far parte della dotazione immobiliare del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nel 1945 nacque l’Ente Nazionale di Assistenza ai Lavoratori, Enal, istituzione destinata a raccogliere l’eredità dell’Ond nell’Italia repubblicana e il patrimonio materiale e culturale di circoli privati, case del popolo, sodalizi filantropici.
Il Circolo Enal e Le Stanze furono una cosa sola per alcuni decenni e i locali portano segni evidenti di quell’esperienza. Le Stanze diventarono un locale popolare affacciato su una delle vie più trafficate del paese. I mancianesi vi si recavano per giocare a carte o a biliardo, per bere un bicchiere; ma anche per guardare, stupiti e ancora inconsapevoli, i programmi Rai davanti a uno dei primi apparecchi televisivi del paese.
Si sa anche di una biblioteca, e c’è chi ha provato a immaginare che i testi dei Risoluti si siano mischiati con stridore a quelli della biblioteca della Società Operaia di Mutuo Soccorso, dispersa dalle soppressioni del Ventennio ma anche ai libri della Casa del Fascio, che forse avevano resistito agli anni di guerra.
Tra i clienti fissi, c’erano gli scrittori Alfio Cavoli e Goliardo Ghignoni, e il fotografo Boero Bellezzi.
Di questa storia recente ci parlano i ricordi dei mancianesi. Ricordi sempre sospesi tra la nostalgia per un luogo caro e ora quasi sempre vuoto di gente e la rassegnazione per il tempo che passa e che prova ogni volta a cancellare le storie.
Il pesante portone de Le Stanze chiuse agli inizi degli anni Ottanta per riaprire in occasione di rare esposizioni d’arte o di curiosità.