ORBETELLO – «Leggo con rammarico e stupore una lettera aperta diffusa a mezzo stampa dal candidato sindaco Mario Chiavetta a seguito del femminicidio avvenuto a Monterotondo pochi giorni fa. Nella lettera si fa riferimento al Centro Antiviolenza di Orbetello, entrando arbitrariamente nel merito del lavoro che il Centro svolge, da anni, insieme all’amministrazione comunale». A dirlo è Chiara Piccini, vicesindaco di Orbetello.
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«La violenza sulle donne – prosegue – è un tema così così delicato, ampio e complesso che non merita di essere: trattato con leggerezza, trattato senza cognizione di causa, politicizzato, strumentalizzato. La violenza sulle donne è un problema che affonda le sue radici a livello culturale e strutturale, complesso da trattare, difficile, ma assolutamente non impossibile da combattere.
Per affrontarlo ci vogliono: una rete di servizi adeguati, personale formato, appoggio da parte delle istituzioni, sapere di cosa si sta parlando».
«La convenzione di Istanbul – spiega Piccini -, del 2011, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nell’articolo 1, pone tra i suoi obiettivi quello di: “sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l’eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica”. È per questo che mi rifiuto di trasformare il femminicidio di Monterotondo e la violenza sulle donne come tema più ampio in un contenzioso politico qualsiasi su cui confrontarsi in campagna elettorale, ma voglio e devo sottolineare quanto sia cruciale, prezioso e complesso il lavoro che viene svolto nei centri anti-violenza, la mole di volontarie che ci lavorano ogni giorno, adeguatamente formate, per non lasciare mai da sole le vittime, accompagnandole lungo un percorso di uscita e indipendenza, assistendole a livello psicologico, legale, economico, conducendole in un percorso di emancipazione che le porti ad una reale autonomia».
«Conosco questa realtà perché collaboro come volontaria con il centro anti-violenza di Orbetello, in qualità di avvocato, da anni e l’ho visto crescere, da semplice sportello di ascolto a Centro AntiViolenza nel 2011 (con ancora oggi sede in comodato d’uso nei locali comunali). Ho lavorato personalmente al progetto “Comuni in Rete contro la Violenza”, seguito dal Comune di Orbetello come capofila e realizzato grazie alla volontà dei Comuni della Zona Distretto – del Comune di Capalbio in particolare che ha messo a disposizione i locali – che ha portato all’apertura, nel 2017, del nuovo sportello di ascolto dell’Associazione Olympia de Gouges a Capalbio».
«Insieme al resto dei comuni della Zona socio-sanitaria Colline dell’Albegna abbiamo lavorato e collaborato, con l’unico scopo di realizzare progetti anti-violenza concreti, che potessero davvero aiutare le donne vittime di violenza, accedendo a finanziamenti della Regione Toscana che hanno permesso (oltre che l’apertura dello sportello di ascolto di Capalbio) l’erogazione di aiuti economici per l’affitto, per l’orientamento, per la formazione e gli inserimenti lavorativi, per le baby sitter, il sostegno legale, il sostegno psicologico per figli minorenni, dove presenti, per il sostegno alla genitorialità, per la realizzazione di attività di sensibilizzazione destinate alla popolazione e alle scuole».
«Si può fare di più a livello di amministrazione – si chiede il vicesindaco -? Certo che sì. si deve fare di più. Sempre. Ma i centri antiviolenza ci sono. Il Centro Antiviolenza di Orbetello c’è, e lavora instancabilmente. L’amministrazione, come naturale e giusto che sia c’è, insieme alla referente zonale per il Codice Rosa per l’accesso ai Pronto Soccorso e per il Codice Rosso per le procedure d’urgenza sulle denunce di violenza domestica. Io ci sono, come ci sono sempre stata, per tutta la mia vita, dalla parte delle donne, ancor prima di diventare vicesindaco, con strumenti e possibilità sempre maggiori quando lo sono diventata e ci sarò in futuro, indipendentemente dal ruolo istituzionale o meno che avrò, insieme al Centro Antiviolenza di Orbetello e ogni singola volontaria, lavorando giornalmente senza secondi fini, senza politicizzazioni e strumentalizzazioni».
«La mia solidarietà e la mia vicinanza vanno alla famiglia di Silvia – conclude -, alle famiglie di ogni Silvia che ha perso la vita, con la consapevolezza che la solidarietà più significativa che posso dare, che possiamo dare come amministrazione e come collettività sono l’impegno e il lavoro costante affinché in futuro si possa allontanare sempre di più l’idea che tragedie come queste possano realmente accadere».