GROSSETO – “Oggi parliamo del dito, quello che indica la Luna. Il dito, nel nostro caso, è rappresentato da quella richiesta di ampliamento dei centri commerciali di Grosseto che occupa tanto spazio nei commenti di politici e neo economisti. Tutti contro, dal centrosinistra alla Lega. Questa apparente unità dovrebbe almeno far riflettere”, a dirlo è il candidato sindaco dei Liberali, riformisti e socialisti Valerio Pizzuti.
“Il problema, infatti, non dovrebbe essere ciò che propone l’iniziativa privata (perché ricordate, i centri commerciali sono imprese private) – prosegue -, ma la pianificazione della città attuata dall’iniziativa pubblica, il Comune.
I centri commerciali e la richiesta di crescere sono semplicemente coerenti alle scelte urbanistiche del Comune. La città che riempie la campagna con villette a schiera e altri fabbricati ha bisogno di servizi. Questa è la risposta dei privati a una scelta pubblica, pubblicissima.
Noi non siamo contrari per principio alle iniziative di impresa, possiamo solo eccepire che quelle proposte sono monoculturali, tutte concentrate sul commercio e non sulla produzione. C’è, peraltro, da aggiungere che basterebbe guardare fuori dai confini per rendersi conto che anche la forma del centro commerciale è destinata a finire. Nel presente e nell’immediato futuro possiamo constatare che la vendita on line è soverchiante, in continua crescita e chi pagherà il prezzo più alto saranno proprio i centri commerciali che resteranno cattedrali inutili. Ma sono solo conseguenze coerenti alle politiche di Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
Vorremmo più chiarezza, anche nel dibattito. Dica Vivarelli Colonna che il suo modello prevede una città senza un centro storico, con un rovesciamento dei luoghi che sposta all’esterno la vita con i suoi poli commerciali. Non prenda in giro tutti con piccoli spot, con i cancelli sulle mura che difendono uno spazio morto, con una Chelliana lontana dai poli di formazione, con le piazze deserte senza proposte d’uso.
Il dito sono i centri commerciali, ma la Luna è la città e i motivi che dettano queste scelte. Vivarelli Colonna nel farle dice no al recupero e al riuso abitativo del centro, dice no alle imprese artigiane che potrebbero vivere ristrutturando e rimodernando i fabbricati esistenti, allontana le persone da se stesse riducendo l’aggregazione allo shopping nei centri commerciali. L’espansione all’esterno non è crescita è solo una progressiva invasione di spazi.
La Luna di Vivarelli Colonna è una scelta che premia imprese costruttrici che di locale spesso hanno solo l’investitore (e non sempre) e i proprietari terrieri.
Questa è la politica che condanniamo e le conseguenze le pagheranno le generazioni future che dovranno riconvertire gli errori di oggi.
Dovremmo riparare e, invece, squarciamo il tessuto urbanistico e sociale di quella che era una bella città altro che Bellissima.
Ma ritorniamo nel centro della città. Qui, oggi, dovremmo applicare gli strumenti di recupero delle periferie. Serve un progetto organico che restituisca il cuore ai grossetani. Senza il cuore non si vive”, conclude.